Orig.: Brasile/Italia (2002) - Sogg. e scenegg.: Hector Dhalia, Wilson Freire - Fotogr.(Scope/a colori): Marcelo Durst - Mus.: André Abujamra - Montagg.: Karen Harley, Aluizio Abranches - Dur.: 90' - Produz.: Eva Mariani, Aluizio Abranches per Lama Film, Cesare Petrillo, Vieri Razzini per Teodora Film.
Interpreti e ruoli
Marieta Severo . (Filomena Capadocio), Julia Lemmertz (Maria Francisca), Maria Luisa Mendonza (Maria Rosa), Luiza Mariani (Maria Pia), Enrique Diaz (Zé das Cobras), Tuca Andrada (capitano Tenorio), Wagner Moura (Jesuino Cruz), Carlos Vereza (Firmino)
Soggetto
Nord-Est del Brasile, oggi. Nel pieno di una interminabile faida familiare, il marito e due figli maschi del clan Capodocio vengono uccisi brutalmente. La vedova Filomena (che trenta anni prima era stata fidanzata con il mandante e ora non vuole riprenderlo) ben presto organizza la vendetta. A ciascuna delle tre figlie (Maria Francisca, Maria Rosa, Maria Pia) dà l'incarico di individuare un killer, il quale faccia giustizia al posto loro. Le tre ragazze si mettono in movimento attraverso gli sconfinati territori della regione. Pur attraverso situazioni diverse, nessuna riesce a concretizzare l'ordine ricevuto. Allora si risolvono a provvedere da sole. Rosa e Francesca hanno ucciso i maschi loro assegnati, Pia ha eliminato anche il killer. Quando tornano di nuovo a casa, Filomena commenta: "Il destino delle mie figlie non é di uccidere".
Valutazione Pastorale
Quella delle faide tra gruppi familiari sembra la più frequente realtà del Brasile contemporaneo, utilizzata di recente anche da Walter Salles in "Disperato aprile". Si tratta di uno scenario che indubbiamente rimanda alla tragedia greca: la catena dell'odio, dei morti, delle vendette avviene sulla base di una ancestrale ritualità lontana nel tempo, quasi sconosciuta nelle motivazioni e tuttavia ineluttabile. Svolgendosi l'azione in Brasile, non mancano i riferimenti alla fede: e anche qui risalta con evidenza la realtà di territori e popoli che vivono una religiosità arcana e primitiva, un misto di trascendenza e di fatalismo che spesso sfocia in correnti dove predominano il mito della tradizione e dell'ordine. Gli uomini si uccidono tra loro, le donne li uccidono a loro volta, diventando insieme portatrici di vita e di morte. Film difficile, come si capisce, perchè storia cruda che attinge a culture antiche e mette a nudo il nodo centrale del contrasto tra passato e presente che impedisce la modernizzazione dell'intero Paese. Accenti di verità da un lato, esercizio di stile un po' compiaciuto ed estetizzante dall'altro. Film dunque da non trascurare e, dal punto di vista pastorale, da valutare come discutibile, complesso, adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: forte in molte immagini e nello svolgimento narrativo, il film, più che in programmazione ordinaria, é da riservare ad occasioni mirate, per avviare riflessioni sulle contraddizioni del Brasile contemporaneo fra razionalità e superstizione.