Orig.: Germania/Francia (2002) - Sogg. e scenegg.: Robert Schwentke - Fotogr.(Scope/a colori): Jan Fehse - Mus.: Martin Todsharow -Montagg.: Peter Przygodda - Dur.: 107' - Produz.: Jan Hinter, Roman Kuhn - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.
Interpreti e ruoli
August Diehl (Schrader), Christian Redl (Minks), Nadeshda Brennicke (Maya), Johan Leysen
Soggetto
A Colonia, incaricato di occuparsi del caso di una donna uccisa nuda per strada, il commissario capo Mings si affianca il giovane agente Schrader, il quale non può rifiutare perchè sorpreso con alcune pasticche di ecstasy in tasca. Le indagini portano i due a contatto con ambienti che fanno riferimento a collezionisti di incisioni sulla carne. Individuatone uno nell'avvocato Schibia, i passi successivi risultano più difficili. E nel frattempo, sulla base di una lista di ventidue nomi, si succedono omicidi e morti violente. Mings poi è tormentato dal ricordo della moglie, morta in un incidente d'auto, e dal dispiacere provato quando la figlia Marie, dopo quell'episodio, è andata via di casa e da due anni è introvabile. Schrader la rintraccia in una discoteca, ma non dice niente a Mings. Quando però il commissario riceve un pacco contenente un borsellino fatto di pelle umana, Schrader riconosce il tatuaggio di Marie, e lo dice al collega. Sopraffatto dal dolore, dopo poco Mings si suicida. Ora Schrader comincia a mettere insieme i vari pezzi del puzzle. A guidare l'organizzazione é Maya, una ragazza che si era presentata come amica della prima assassinata. Nonostante abbia distrutto tutta la 'collezione' dell'avvocato, Schrader non riesca ad arrivare a Maya. Mentre lei in un bar getta l'occhio su un cameriere dal cui braccio spunta un tatuaggio, Schrader decide a sua volta di farsi 'dipingere': forse l'unico modo per rintracciare quella donna.
Valutazione Pastorale
Si tratta di un thriller confuso e slegato, caratterizzato da un insieme di pretesti narrativi che servono solo a creare le situazioni adatte a scenari crudi e violenti. In effetti la vicenda si risolve solo in una serie di omicidi brutali, sullo sfondo di un 'collezionismo' oltremodo macabro e avvilente, quello appunto dei tatuaggi su pelle umana. Questo scenario porta ad escludere l'intenzione di fare opera di denuncia. A prevalere é invece la descrizione fine a se stessa di gusti e situazioni macabre e di brutalità in un clima narrativo cupo e morboso. Violenza gratuita ed effetti da grand-guignol in un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come inaccettabile, e nell'insieme squallido.
UTILIZZAZIONE: non si vedono possibili forme di utilizzazione, nè in programmazione ordinaria né in altre circostanze.