INTERVENTO DIVINO

Valutazione
Discutibile, ambiguità
Tematica
Guerra, Politica-Società, Rapporto tra culture
Genere
Grottesco
Regia
Elia Suleiman
Durata
92'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Francia, Palestina
Titolo Originale
Intervention divine
Distribuzione
Warner Bros Italia
Musiche
Serge Guillerme
Montaggio
Veronique Lange

Orig.: Francia/Palestina (2002) - Sogg. e scenegg.: Elia Suleiman - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marc-André Batigne - Mus.: Serge Guillerme (supervisore) - Montagg.: Veronique Lange - Dur.: 92' - Produz.: Humbert Balsan.

Interpreti e ruoli

Elia Suleiman (ES), Manal Khader (la ragazza di ES), Nayef Fahoum Daher (il padre di ES), Georges Khleifi, George Ibrahim, Avi Kleinberger.

Soggetto

Siamo a Nazareth, e un Babbo Natale fugge, inseguito da ragazzini esaltati che alla fine lo colpiscono con un coltello. Da un'altra parte un uomo ogni giorno esce di casa per gettare la spazzatura nello spazio del vicino. Un tizio invece gioca in modo ripetitivo con il pallone. Ci sono poi una macchina che procede a fatica in salita, una donna che brucia legna, uno che fa esplodere un carroarmato. Intanto due fidanzati si incontrano al check point, unico luogo possibile dal momento che lei sta a Ramallah e lui a Gerusalemme. Mentre una turista cerca invano indicazioni per il Santo Sepolcro, il padre di lui si ammala e viene ricoverato in un ospedale dove si fuma con tranquillità. Poco dopo il padre muore. Sulla linea di confine un uomo con il megafono intona canzoni e chiede i documenti. In una sorta di iperrealtà, la donna diventata guerrigliera implacabile elimina i tiratori israeliani.

Valutazione Pastorale

"Una cronaca d'amore e dolore" é il sottotitolo di questo secondo film del palestinese Elia Suleiman, vincitore a Cannes 2002 del Gran Premio della Giuria. Film sicuramente atipico, perché, nel decidere di rivolgere lo sguardo sulla propria terra, o non-terra (ossia sulla propria Patria-non Patria), il regista mette da parte tutti i consueti, anche se attuali, risvolti drammatici, a favore di un tono tragicomico che sfocia ben presto nel grottesco. Si parte dall'osservazione di una vita quotidiana fatta di gesti ripetuti, minuziosi ma anche nervosi e nevrotizzati. Siparietti staccati di un sulfureo umorismo che vuole da un lato mettere a nudo l'assurdo della guerra, dall'altro dire quanto quel clima di incertezza incida sullo svolgimento, anzi sullo stravolgimento della 'normalità'. Se va riconosciuta l'originalità dell'approccio, che restituisce un'atmosfera da frammentazione delle speranze, é anche da sottolineare che, con il procedere del racconto, il tono diseguale, la mancanza di compattezza, la non chiarezza di certi passaggi rendono il tentativo diseguale, non sempre azzeccato, un po' faticoso. Rifugiandosi in una dimensione onirica (specie nel finale), il regista affianca allo sgomento personale alcuni strali polemici che non vengono spiegati o motivati. Film interessante dunque ma per certi versi mancato che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile e segnato da qualche ambiguità.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in situazioni mirate come voce 'dal di dentro' di un palestinese sulla Palestina oggi.

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