Orig.: Italia (2003) - Sogg. e scenegg.: Pupi Avati - Fotogr.(Scope/a colori): Pasquale Rachini - Mus.: Riz Ortolani - Montagg.: Amedeo Salfa - Dur.: 103' - Produz.: DUEA Film in collaborazione con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Neri Marcorè (Nello), Vanessa Incontrada (Angela), Giancarlo Giannini (Cesare), Nino D'Angelo (Domenico), Anna Longhi (Lina), Giulio Bosetti (padre di Angela), Chiara Sani (Jole), Sandra Milo (proprietaria della pensione), Alfiero Toppetti
Soggetto
Nello, trentacinquenne professore romano di latino e greco, arriva a Bologna e comincia ad insegnare al liceo Galvani. In realtà il trsferimento nel capoluogo emiliano é stato caldeggiato dal padre Cesare, uomo pratico nonchè titolare di una sartoria che lavora per il Papa e per la curia, con la speranza che Nello, a contatto con nuovi ambienti, acquisisca finalmente l'esperienza necessaria per trovare una ragazza, sposarsi e assicurare un erede alla ditta. Riluttante e ritroso per natura, Nello si lascia trascinare dalle circostanze e finisce in un istituto per ciechi dove casualmente incontra Angela, a sua volta non vedente. Di Angela Nello si innamora immediatamente, e anche quando deve constatare che si tratta di una ragazza spigliata, disinibita, abituata a viaggiare e a spendere, tuttavia resta con lei, accompagnatore fedele pronto anche a riferirle sui movimenti di Guido, amico del cuore che però l'ha abbandonata. Nello informa il padre di Angela dei propri sentimenti, e l'uomo lo invita a desistere. Una sera Angela lo chiama a casa e lo convince a passare la notte con lei. Nei giorni seguenti lei intravede nella vita qualche spiraglio di luce, e allora decide di tornare nella clinica svizzera dove era stata curata. Tempo dopo sul giornale, Nello vede la foto di lei andata in sposa al medico svizzero. Ora Nello è tornato a Roma. Con il padre va in Vaticano dove il Papa sta per ricevere il corpo diplomatico. Un signora ha bisogno di ritocchi al vestito. Nello va da lei, è Angela. Finito il lavoro, Angela si allontana, lui dice una frase, lei lo guarda con tono incerto. Nello esce. Per strada incontra un gruppo di seminaristi canadesi e con loro canta "Alouette".
Valutazione Pastorale
Forse scottato dal modesto esito de "I cavalieri che fecero l'impresa", Pupi Avati cambia rotta e torna al suo personale 'piccolo mondo antico': Bologna, gli anni Venti del secolo scorso, la sottile armonia tra due caratteristiche in apparenza opposte in realtà complementari, letteratura, cultura, senso civico da un lato; il gioco dell'erotismo, degli affari, della concretezza dall'altro. Inoltre la ricerca di identità, certo anche autobiografica, di Avati si allarga in questo caso anche a Roma, a quella Roma curiale dove non stride la figura del sarto gaudente, prototipo di una romanità che vede nel Papa una figura-guida da rispettare e irrinunciabile. L'Amarcord avatiano scorre sulle note di uno spartito delicato e armonioso, descrive la cronaca pudica e appartata di un innamoramento mai realizzato, rimasto a metà, inafferrabile come i veri sentimenti. Diario intimista, un po' crepuscolare un po' ironico e beffardo, il racconto- confessione di Avati scandisce i battiti delle cose non dette, ritrae il pulsare di due città, chiude nella delicatezza un'idea di sogno, una favola che finisce quando deve cominciare la vita vera. Risultato di un autore maturo, che sa trarre dalla memoria giusti insegnamenti per l'attualità, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e sicuramente poetico.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare come prodotto italiano ben fatto, ben realizzato negli ambienti, nei costumi, nella interpretazione degli attori principali e complementari.