Orig.: Stati Uniti (2002) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Frances Mayes - Scenegg.: Audrey Wells - Fotogr.(Normale/a colori): Geoffrey Simpson - Mus.: Christophe Beck - Montagg.: Arthur Coburn, Andrew Marcus - Dur.: 115' - Produz.: Tom Sternberg, Audrey Wells per Tatiale Productions Inc, Timnick Films, Blue Gardenia, Touchstone Pictures.
Interpreti e ruoli
Diane Lane (Frances), Raoul Bova (Marcello), Sandra Oh (Patti), Lindsay Duncan (Katherine), Vincent Riotta (Martini), Anita Zagaria (Fiorella), Evelina Gori (nonna), Giulia Steigerwalt (Chiara), Pawell Szadjia (Pawel), Massimo Sarchielli (Nino), Claudia Gerini (sig.ra Raguzzi), Mario Monicelli . (uomo che porta i fiori)
Soggetto
Frances, una scrittrice americana, non riuscendo a superare il trauma della separazione dal marito, accetta l'offerta di alcune amiche e arriva in Toscana, zona Chianti, per un periodo di vacanza. Qui, dopo qualche tempo, ha l'opportunità di comprare e ristruttuare una villa semiabbandonata, dove comincia a vivere. La solitudine però di fa sentire. Durante una gita a Roma, conosce Marcello, che la porta a casa propria a Positano. Con lui ritrova la capacità di lasciarsi andare ad una storia d'amore, ma più tardi scopre che l'uomo ha altri impegni e non pensa più a lei. Nella sua casa arriva l'amica Patti, omosessuale ma incinta. In Toscana Patti partorisce. Quindi la figlia di un vicino si sposa con un coetaneo polacco, muratore, dopo avere superato le diffidenze paterne. Al pranzo di matrimonio arriva Ed, uno scrittore americano che conosce Frances. I due cominciano a parlare.
Valutazione Pastorale
Con buoni margini di probabilità, ci si può azzardare a dire che il romanzo é meglio di quello che è venuto fuori sullo schermo. O almeno meno peggio. Difficile infatti mettere insieme una serie così lunga e insistita di banalità, luoghi comuni, insipienze narrative e ambientali. Nemmeno per un momento si crede alla crisi di questa donna matura in fuga da non si sa cosa e alla ricerca di non si sa cos'altro. Il pretesto serve a mettere insieme una carrellata di ritratti su come (ancora) gli americani vedono gli italiani: città d'arte, buona tavola, il mare, Fellini. Insomma dopo la dolce vita e i pararazzi nulla più é successo dalle nostre parti. Bova/Marcello vive alla fine del Ventesimo secolo ma veste come Maurizio Arena in "Poveri ma belli". Clima da soap-opera, religiosità di comodo, un grande spot sul Chianti ad uso e consumo degli intellettuali newyorkesi. Contenti loro...Dal punto di vista pastorale, il film non può che essere valutato come inconsistente e pieno di superficialità.
UTILIZZAZIONE: la fragilità e la modestia della realizzazione consigliano di non utilizzare il film. Se non per fare uno studio sociologico sull'Italia come appare oltreoceano.