Orig.: Gran Bretagna (2004) - Sogg. e scenegg.: Mike Leigh - Fotogr.(Panoramica/a colori): Dick Pope - Mus.: Andrew Dickson - Montagg.: Jim Clark - Dur.: 124' - Produz.: Simon Channing Williams.
Interpreti e ruoli
Imelda Staunton (Vera Drake), Phil Davis (Stan), Peter Wight (ispettore Webster), Adrian Scarborough (Frank), Heather Craney (Joyce), Daniel Mays . (Sid), Alex Kelly (Ethel), Sally Hawkins (Susan), Eddie Marsan (Reg), Ruth Sheen (Lyly), Helene Coker (WPC Best), Allan Corduner (psichiatra)
Soggetto
Londra 1950. In un appartamento in periferia Vera Drake, signora di mezza età, vive con il marito Stan e i figli ormai grandi Sid e Ethel una vita povera ma dignitosa. Vera fa la domestica, Sid fa il meccanico nell'officina del fratello, Sid é sarto, Ethel lavora in ua fabbrica di lampadine. Vera inoltre, all'insaputa di tutti, si dedica anche ad un' altra attività: su indicazione di una conoscente, si reca a casa di giovani ragazze e provvede ad interrompere le loro gravidanze indesiderate. Per questi suoi 'interventi' Vera non si fa pagare, convinta com'é di agire a fin di bene. La vita quotidiana scorre tranquilla, tra belle notizie (Ethel si fidanza) e occasioni importanti che riuniscono tutta la famiglia. Una sera però l'ispettore Webster suona a casa Drake: una ragazza si è sentita male e, ricoverata in ospedale, ha fatto il nome di Vera che ora viene arrestata e condotta in carcere. In tribunale Vera assiste quasi incredula al processo che le viene intentato per aver procurato aborti illegali: solo ora sembra prendere coscienza delle colpe commesse e esplode in un lungo pianto. Il tribunale la condanna a due anni di reclusione.
Valutazione Pastorale
Va detto subito che la vicenda é del tutto immaginaria, ossia non è tratta da alcuna storia vera come invece già durante la Mostra di Venezia 2004 (dove il film ha vinto il Leone d'Oro) molti insistevano a dire, forse ingannati da quella sorta di realismo puntiglioso e quasi documentaristico che Mike Leigh costruisce con bella padronanza stilistica. Finzione, dunque, e tuttavia cronaca vibrante. C'è una serie infinta di obiezioni che si possono rivolgere al regista (soprattutto da parte di chi lo ha ascoltato nella conferenza stampa veneziana) e alla sua difesa 'programmatica' di una donna incolpevole perché ingenua e sempre animata da sincero slancio solidale nelle sue operazioni di interruzione della vita. Affrontato (com'era inevitabile che fosse) nel'ottica radicale e protestante insita nella cultura anglosassone), il tema dell'aborto é affrontato, astraendo da qualunque dimensione relativa alla sacralità e al mistero della vita nascente: resta invece ben saldo sulla materialità della vita quotidiana e su un'etica di tipo quasi geometrico. Il copione insomma pende poco dalla parte dei bambini non nati e molto da quella di Vera, il cui irrefrenabile pianto conclusivo suona tutto come una dimostrazione di presa di coscienza e di autoassoluzione (ma poi se davvero era convinta di fare del bene, perché la donna non ha mai detto niente alla famiglia?). Luci ed ombre segnamo dunque la storia, i cui sviluppi sono da accogliere con molta cautela. Il film, dal punto di vista pastorale, é pertanto da valutare come discutibile, affidandone il taglio problematico ai molti dibattiti che certo susciterà, tenendone presenti le caratteristiche fondanti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e, opportunamente, ripreso in occasioni mirate per riflettere con altri contributi e interventi sul tema dell'aborto, di fronte al quale non sono possibili malintesi od equivoci.