Orig.: Italia (2004) - Sogg.: ispirato al romanzo omonimo di Franz Kafka - Scenegg.: Masolino D'Amico, Fausto Malcovati, Maurizio Scaparro - Fotogr.(Panoramica/a colori): Ennio Guarnieri - Mus.: Scott Joplin, Giancarlo Chiaramello - Montagg.: Gabriele Costa - Dur.: 77' - Produz.: Vincenzo Di Leo per Theatre des Italiennes, Istituto Luce - Al film é abbinato un backstage sulla lavorazione, dur.: 13'.
Interpreti e ruoli
Max Malatesta (Karl Rossman), Enzo Turrin (fuochista/zio d'America/capoportiere/cantante Brunelda/reclutatore del circo), Giovanna Di Rauso (donna di New York/Therese la cuoca/Angelo), Mario Monopoli (Delamarche), Vittorio Attene (Robinson), Francesco Bottai (Giacomo l'italiano), Lalla Esposito (il sogno)
Soggetto
Sedotto da una domestica che ha messo incinta, il giovane Karl Rossman ai primi del Novecento é costretto a lasciare la natia Praga e ad andare in nave negli Stati Uniti dove c'è uno zio che ha fatto fortuna. Al momento dello sbarco Karl incontra due vagabondi, Robinson e Delamarche, che lo convincono ad andare nella vicina località di Butterford, dove, dicono, si trova subito lavoro. In un albergo Karl incontra Therese la cuoca, che è stata a Praga, e gli dice di restare. Karl allora viene assunto come ragazzo d'ascensore. Qualche tempo dopo nell'albergo arriva Robinson, chiede un prestito a Karl, è ubriaco, lo costringe ad allontanarsi dal suo posto. Arriva il capoportiere e lo licenzia. I due vagabondi gli fanno conoscere Brunelda, una strana cantante che lo vorrebbe prendere con sé. Impaurito, Karl scappa e ascolta per strada l'annuncio del circo di Oklahoma, che assume personale. Nel circo ritrova Therese, che ora è l'Angelo. Al reclutatore che gli chiede il nome, Karl dice di chiamarsi 'negro'. Ingaggiato subito, parte con il gruppo. "Questa è la grande America" dice Karl.
Valutazione Pastorale
Com'é noto, Franz Kafka scrisse "America" senza mai aver messo piede sul territorio statunitense. Un romanzo, più che mai, di totale fantasia eppure incredibilmente vicino al 'vero'. Karl Rossman diventa infatti il prototipo dello 'straniero' nella terra delle mille opportunità, nella terra anzi fondata da altri stranieri in un continuo stratificarsi e confondersi di popoli e di culture. Se "America" é un romanzo (ossia la pagina scritta), Maurizio Scaparro è sopratutto un uomo di teatro (ossia il palcoscenico, l'azione dal vivo). Riversare queste due premesse in un film è sempre una scommessa, una bella scommessa, forse la più giusta. Perchè la contaminazione dei linguaggi va affrontata, e se un romanzo é difficile da tradurre in immagini, la mediazione del teatro può arrivare opportuna. Girando per intero al teatro Valle di Roma, Scaparro offre una bella lezione di asciuttezza e di stile: facendo andare d'accordo la macchina teatro e il ritmo dell'azione in movimento, il tono attoriale in diretta e gli stacchi tipici del montaggio. Senza perdere di vista la sostanza del viaggio kafkiano: l'uomo violentato ma anche in grado di reagire alle beffe della storia. Operazione interessante e film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile e nell'insieme semplice.
UTILIZZAZIONE: la particolarità della realizzazione ne consiglia un uso mirato e appropriato su versanti didattici, e di studio dei rapporti tra i vari linguaggi espressivi (cinema, teatro, letteratura). Da notare anche i modi della recitazione.