Orig.: Italia (2003) - Sogg.: liberamente tratto dal romanzo "Io no" di Lorenzo Licalzi - Scenegg.: Simona Izzo e Graziano Diana - Fotogr.(Scope/a colori): Tani Canevari - Mus.: Andrea Guerra - Montagg.: Carla Simoncelli - Dur.: 105' - Produz.: Massimo Ferrero.
Interpreti e ruoli
Gian Marco Tognazzi (Flavio), Francesco Venditti (Francesco), Inès Sastre (Laura), Myriam Catania (Elisa)
Soggetto
Due fratelli, Flavio e Francesco, crescono con caratteri molto differenti. Dell'attività alberghiera lasciata dal padre si occupa solo Flavio, che si sposa e ha due figli. La moglie Laura, in realtà, in passato aveva avuto una relazione con Francesco. Ora anche Flavio ha messo in piedi una storia extraconiugale con Elisa. Succede però che Laura, volendo cercare una fidanzata per lo scapolone Francesco, organizzi una cena proprio con Elisa. A casa, ubriaco, Flavio si lascia scappare una parola di troppo che rivela il suo tradimento. Mentre Laura se ne va con i figli, Elisa e Francesco si innamorano e, decisi a cambiare vita, vanno insieme in Africa, a Capetown. Elisa partorisce una bambina, che viene chiamata Laura. Tempo dopo alla mamma viene diagnosticato un tumore. Allora tornano in Italia e, sul letto d'ospedale, Francesco chiede ad Elisa di sposarlo. Poi lei muore. Lui torna in SudAfrica, non concretizza alcunchè di buono, decide il rientro in Italia ma l'aereo ha un incidente e perde la vita. Flavio tra le lacrime riconosce il cadavere. Ora Laura, la figlia dei due genitori scomparsi, sostiene l'esame al conservatorio. Lo zio è lì ad osservarla.
Valutazione Pastorale
La storia è drammatica ma è concepita e raccontata più esattamente sul versante melodrammatico. Lo spunto é interessante, se non altro perchè poco trattato dal cinema italiano: due fratelli a confronto nell'arco di una vita in uno scontro sentimental-professionale che più si svolge all'insegna di dissapori più sottintende un'amicizia che il pudore impedisce di dichiarare. La materia narrativa si fa via via più ampia, abbondante, caricata e finisce per dipanarsi a fatica. Il racconto diventa arruffato e un po' involuto, non tutto è sempre chiarissimo, la scelta dei vari punti di vista sullo stesso episodio è formalmente preziosa ma frena la verità drammaturgica. Tuttavia non mancano elementi positivi sull'amore fraterno, sul rispetto per la vita, sul contrasto tra responsabilità e disubbidienza come due facce della stessa medaglia: nel mettere a fronte Africa e Italia, gli spazi aperti e e quelli chiusi, dolore e amore risultano alla fine possedere un linguaggio comune che è quello del senso ciclico dell'esistenza. Film diviso dunque tra pregi e difetti ( interpretazione di Tognazzi troppo sopra le righe) e, dal punto di vista pastorale, da valutare come discutibile e nell'insieme problematico.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con preferenza per un pubblico adulto. Attenzione é da tenere per i minori in previsione di passaggi televisivi.