Orig.: Italia (2003) - Sogg. e scenegg.: Pupi Avati - Fotogr.(Scope/a colori): Pasquale Rachini - Mus.: Riz Ortolani - Montagg.: Amedeo Salfa - Dur.: 98' - Produz.: Antonio Avati per DueA Film in collaborazione con Medusa.
Interpreti e ruoli
Diego Abatantuono (Franco), Alessandro Haber (Gabriele), Gianni Cavina (Ugo), Carlo Delle Piane (Antonio), George Eastman (Stefano), Eliana Miglio (Elisa), Nino Fuscagni.
Soggetto
A Milano, invitato a cena a casa di amici, Franco conosce un chirurgo dal quale apprende che il suo vecchio amico Gabriele ha un tumore ormai in stato avanzato. Il chirurgo inoltre mostra di conoscere nei particolari la sfida a poker che 18 anni prima si era svolta con loro due e altri. Franco va a Bologna, vede Gabriele e recepisce la sua volontà di riprendere quella partita, finita ma in realtà mai veramente conclusa. Viene recuperato Ugo, che vivacchia con lavori occasionali, e spedito a Lamezia Terme per convincere l'impenetrabile avvocato Antonio. Quando Stefano mette a disposizione la villa fuori città dell'antiquario suo convivente, la fase preliminare è conclusa. Nella notte di Natale i cinque si mettono di nuovo intorno al tavolo verde. Dissapori e diffidenze aleggiano sulla partita. Franco si era accordato con Gabriele per far perdere Antonio. Ma tutto, nel corso della serata, viene ribaltato a partire da quando Franco scopre che Gabriele non ha alcun tumore e che quel chirurgo era invece un boss delle scommesse clandestine. Gabriele e Ugo sono d'accordo per far perdere gli altri. E tuttavia alla fine vengono beffati: anche Franco ha fatto il doppio gioco. Era d'accordo con Antonio, ed ora, all'alba, si spartiscono il bottino.
Valutazione Pastorale
Nel 1986 "Regalo di Natale" fu un film dal meritato successo. Con acume e sensibilità, Pupi Avati affrontava un argomento (il gioco a carte, il poker) tanto diffuso quanto ignorato dal cinema italiano. Diciotto anni dopo, il regista bolognese riprende quei personaggi, li ritrova naturalmente invecchiati ma desiderosi di dare un senso più netto ad una sfida, che sembrava finita ma in realtà era rimasta interrotta. Avati indica in questa sensazione di incompiuto la molla del nuovo racconto, quasi una necessità espressiva. Così i cinque si ritrovano, ma non sono più gli stessi. Anzi sono peggiorati, e gli intrighi aumentano, gli accordi per 'fregarsi' si moltiplicano, il denaro delle puntate perde quasi il valore in se stesso per diventare rabbia da scaricare sull'altro. La conclusione é che nessuno vince, se non la constatazione che l'inganno è l'unica regola possibile di sopravvivenza. Si bara per restare a galla, anche da parte di chi fa piccolo cabotaggio e si vende per niente. Una commedia venata di molta amarezza dunque, e alla quale però fanno difetto freschezza e originalità. Il 'seguito' doveva essere meglio motivato, per arrivare a quella sorta di thriller esistenziale, specchio di umori e vuoti contemporanei. Per come è costruito il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile e segnato da ambiguità.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza dei minori, da recepire anche in previsione anche di passaggi televisivi, uso di VHS e DVD.