Orig.: Italia (2004) - Sogg. e scenegg.: Ciro Ippolito dal romanzo omonimo di Sveva Casati Modignani - Fotogr.(Scope/a colori): Fabio Cianchetti - Mus.: Maurizio Abeni - Montagg.: Ciro Ippolito - Dur.: 104' - Produz.: Ciro Ippolito.
Interpreti e ruoli
Maria Grazia Cucinotta. (Penelope), Alessandro Preziosi (Andrea), Joaquin Cortes (Carlos), Serra Ylmaz (la nonna), Ernesto Mahiuex (prof. Briganti), Licinia Lentini (mamma di Penelope), Alberto di Stasio (papà di Penelope), Sara Anastasia.
Soggetto
Stanca delle sue continue scappatelle, Penelope lascia il marito Andrea, intenzionata a restare un po' da sola e in tal modo costringere l'uomo ad occuparsi dei tre figli, due adolescenti (Daniele e Lucia), uno piccolo (Luca). Mentre Andrea, giornalista, non sa come organizzarsi, Penelope, arrivata nella grande casa di famiglia fuori città, ritrova oggetti e ambienti dell'infanzia, si rivede da bambina in compagnia della nonna. Così, per rispondere ad una lettera inviatale da Andrea, gli scrive a sua volta, riferendo fatti e avvenimenti mai rivelati prima. Tempo addietro, Carlos, pittore spagnolo, l'aveva conosciuta e, innamoratosi di lei, l'aveva a lungo corteggiata. Fin quando Penelope, scoperto un ennesimo tradimento di Andrea durante un suo viaggio a Milano, aveva ceduto e avviato una relazione con lui. Colto di sorpresa da questa rivelazione, Andrea cerca di reagire. Quando il piccolo Luca accusa un malore, Penelope accorre e decide di portarlo a casa con lei. Poco dopo Carlos, che aveva un cancro, muore dopo aver passato un'ultima notte con Penelope. Ora marito e moglie si rivedono, proprio in quel bar alla torre dove erano andati da piccoli quando si erano conosciuti. Penelope gli dice di essere incinta. E Andrea risponde: "Questo figlio é mio".
Valutazione Pastorale
Perfino raccontare la trama risulta difficile, senza cadere nel quasi ridicolo. Siamo infatti sul terreno più scopertamente dichiarato del romanzo d'appendice, del fotoromanzo, di quel cinema popolare ad alto tasso di sentimentalismo e di lacrime profuse in abbondanza. Benché (o forse in quanto) tratto dal libro omonimo di Sveva Casati Modignani, il copione affonda ben presto nell'accumulo inarrestabile di passioni esagerate sempre vissute sotto una pioggia battente e torrenziale, e scandite da dialoghi tagliati con l'accetta del tono ultimativo, privo di qualunque sfumatura. L'insulsaggine diventa disarmante quando la regia inquadra paesaggi-cartolina belli ma inerti, o svolazza con la m.d.p. inseguendo non si sa bene chi o che cosa o nella insistenza con cui si serve di inquadrature oblique. Superfluo a questo punto aggiungere che la storia a tutto serve tranne che a parlare di temi quali il tradimento, la crisi di coppia, i figli...Un'operazione sciatta e approssimativa, nella quale Maria Grazia Cucinotta gioca malamente le proprie chance di accreditarsi come attrice seria. Dal punto di vista pastorale, il film può solo essere valutato come inconsistente e del tutto banale.
UTILIZZAZIONE: il film può anche essere utilizzato in programmazione ordinaria, e in occasioni di passatempo, tenendo conto di quanto detto sopra circa la debolezza estrema della proposta.