Orig.: Italia (2005) - Sogg.: Franco Battiato - Scenegg.: Franco Battiato, Manlio Sgalambro - Fotogr.(Panoramica/a colori): Daniele Baldacci - Mus.: brani vari - Montagg.: Riccardo Sgalambro - Dur.: 92' - Produz.: Francesco Cattini.
Interpreti e ruoli
Sonia Bergamasco. (Marta Codevilla/Il Principe), Fabrizio Gifuni (Nicola Matteis/Gentiluomo amico di Beethoven), Alejandro Jodorowsky (Ludwig Van Beethoven), Michela Cescon (moglie di Nicola), Chiara Muti (contessa), Manlio Sgalambro (narratore), Juri Camisasca (Jan Palestein), Chiara Conti (Bettina Brentano), Antonio Rezza (se stesso), Lucia Sardo (se stessa), Valter Malosti . (amico di Beethoven)
Soggetto
Marta e il suo collega Nicola presentano al direttore di una rete televisiva il progetto di un nuovo programma, che mira a coinvolgere studiosi di varie discipline con in comune l'obiettivo di aprirsi a settori normalmente definiti non scientifici. L'incontro con uno di questi studiosi, uno sciamano che vive isolato in una casa costruita dentro una roccia, conduce Marta a sottoporsi a un esperimento di 'ipnosi regressiva'. Così Marta apprende che forse in una vita precedente era stata un principe, amico e mecenate di Beethoven. Eccoci allora trasportati nell'Ottocento, a casa del grande musicista che trascorre tra gioie e dolori gli utlimi anni di vita. Quando esce dall'ipnosi e torna all'oggi, Marta apprende dal telegiornale che nel frattempo ha avuto luogo un colpo di stato, e cinque nazioni hanno fondato il Nuovo Partito Democratico Mondiale.
Valutazione Pastorale
Tre anni fa con l'opera prima "Perduto amor" Franco Battiato, musicista e cantautore, aveva raccolto alcuni meritati consensi. Il percorso formativo di un bambino-ragazzo tra la Sicilia e Milano a cavallo tra anni '50 e '60' era descritto con attenzione e partecipazione: sopratutto nella prima parte 'siciliana', mentre in quella 'milanese' cominciavano ad affiorare involuzioni tecniche e narrative. Purtroppo quei difetti arrivano ora in primo piano e finiscono con il condizionare dall'inizio alla fine un racconto pieno di buone intenzioni ma messo a terra dalla soffocante stratificazione di un apparato pseudo filosofico-pedagogico che gira su stesso e ottiene l'opposto dei traguardi sperati. L'obiettivo di dare spazio ad una cultura a tutto tondo, che non faccia distinzioni tra passato e presente, che sia materia viva in continua discussione e evoluzione é infatti nascosto dalla banalità dell'approccio narrativo, dalla pretenziosità delle soluzioni grammaticali/visive, dalla superficialià dell'approccio teorico-politico che nel finale tocca punte di umorismo involontario. Fatta dunque salva la sincerità dell'ispirazione dell'autore, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, ma nell'insieme il prodotto finito resta soprattutto velleitario.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ma se ne consiglia una proposta un po' più mirata, in sede di cineforum, cinema d'essai, circolo del cinema.