Orig.: Stati Uniti (2005) - Sogg. e scenegg.: Terrence Malick - Fotogr.(Scope/a colori): Emmanuel Lubezki - Mus.: James Horner - Montagg.: Richard Chew, Hank Corwin, Saar Klein, Mark Yoshikawa - Dur.: 151' - Produz.: Sarah Green.
Interpreti e ruoli
Colin Farrell (John Smith), Q'Orianka Kilcher (Pocahontas/Rebecca), Christian Bale (John Rolfe), Christopher Plummer (Cristopher Newton), August Schellenberg (Powhatan), Ben Mendelsohn, Raoul Trujillo, Irene Bedard, John Savage, Jamie Harris, Alex Rice.
Soggetto
Anno 1607. Tre navi inglesi approdano nel nuovo mondo sulle rive del fiume James nello stato della Virginia. L'obiettivo di dare vita ad una colonia permanet risulta ostacolato da grosse difficotà logistiche. Così il capitano John Smith viene incaricato di cercare rifornimenti. Partito con un gruppo di soldati, viene attaccato dalla tribù indiana dei Powhatan. Restano tutti uccisi, tranne Smith, subito condotto al villaggio. Qui Pocahontas, giovanissima figlia del capo, si innamora di lui, lo protegge, gli permette di fare rifornimento e tornare alla colonia. Quando gli indiani decidono di attaccarla, Pocahontas ne informa Smith che organizza la difesa. Saputo del tradimento, il padre bandisce la figlia dal villaggio e dalla famiglia. Alla fine Pocahontas viene consegnata agli inglesi. Le spedizioni tra l'una e l'altra parte dell'oceano si susseguono. In una di queste arriva in Virginia l'aristocratico John Rolfe, conosce Pocahontas, i due si sposano e hanno un figlio. Rolfe porta poi la donna a Londra e la presenta a corte al re e alla regina. Pocahontas diventa famosa. Qualche tempo dopo si ammala. Durante il viaggio di ritorno in America, muore all'età di 20 anni.
Valutazione Pastorale
La figura della giovanissima indiana Pocahontas (del suo incontro con John Smith, del matrimonio con l'aristocratico Rolfe, della visita a corte, della prematura scomparsa) si muove tra realtà e leggenda. Ci sono fatti documentati e quindi non confutabili, ma c'é soprattutto la possibilità di rielaborare la materia in un'ottica più ampia, superando le barriere della cornice storica. E' questa la strada seguita da Malick, il più appartato dei registi americani, autore di quattro film in quasi trenta anni. Sei anni dopo "La sottile linea rossa", Malick prende pagine di storia e le rielabora nella prospettiva dell'avventura epica della scontro tra uomo e natura, tra civiltà 'naturale' e civiltà 'costruita', tra simbiosi vita/ambiente e lacerazione degli equilibri originari. Per oltre un'ora, lo sguardo del regista scruta ansioso e intimidito l'orizzonte infinito degli spazi del nuovo mondo. C'è una paura 'panica' e c'è il buon selvaggio che si appresta a difendersi dall'aggressore. Ma c'è soprattutto lo sgomento di fronte alla perdita di un 'centro', di un valore di riferimento. Così il timore dell'impossibilità di esprimere i sentimenti veri si tramuta in un approccio visionario che vuole a tutti i costi dare vita all'invisibile. Così in qualche passaggio il dialogo sugli slanci dell'amore si fa ingenuo e didascalico, una certa ripetitività incombe e la tensione accusa qualche calo. Resta però la capacità di uno stile che ha il coraggio di lasciare al primo posto la profondità dell'immagine, affidandole l'inesprimibile a parole: e quindi di fare cinema vero. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e recuperato per affrontare i temi importanti sopra segnalati, tra i quali l'incontro/scontro tra culture, anche oggi attuale.