Orig.: Austria/Belgio/Francia (2004) - Sogg. e scenegg.: Hubert Sauper - Fotogr.(Panoramica/a colori): Hubert Sauper - Mus.: suono d'ambiente - Montagg.: Denise Vindevogel - Dur.: 107' - Produz.: Edouard Mauriat, Antonin Svoboda, Martin Gschlacht, Barbara Albert, Hubert Toint, Hubert Sauper.
Soggetto
Durante gli anni Sessanta in Africa, nelle acque del lago Vittoria, fu introdotta artificialmente una nuova specie di pesce, la 'Tilapia del Nilo'. Il risultato fu in breve tempo l'estinzione di quasi tutte le altre razze ittiche locali. Questo vorace predatore si è poi moltiplicato rapidamente e il suo filetto bianco viene oggi esportato in tutto il mondo. Grossi aerei cargo ex sovietici atterrano ogni giorno nella zona per caricare il pescato quotidiano. Ufficialmente gli aerei arrivano vuoti, ma in realtà ne approfittano per scaricare fucili kalashnikov e munizioni. Così si alimentano le tante guerre che si combattono nei territori africani. E coloro che lavorano intorno al lago si muovono in situazioni di igiene impossibile, dove contraggono malattie difficilmente curabili. Arrivano rappresentanti dell'Unione Europea si confrontano, discutono, stanziano conrtibuti economici. Una ragazza datasi alla prostituzione muore, uccisa da un cliente. Molti ragazzi aspettano di entrare nell'esercito, luogo di un lavoro sicuro perché la guerra non manca mai.
Valutazione Pastorale
La dedica finale é "...ai bambini, agli uomini e alle donne che compaiono nel film". Il regista Sauber, tirolese di nascita e da dieci anni residente a Parigi, racconta di aver cominciato a pensare all'argomento nel 1997, durante le ricerche per un altro documentario che raccontava la storia dei rifugiati della rivolta del Congo. In quella occasione aveva notato strane operazioni di carico di pesce fresco dai luoghi africani verso l'Europa. Il tono di denuncia dell'operazione, svolto attraverso interviste e testimonianze (alcune di queste molto toccanti) é diretto, preciso, opportuno quindi per creare una sensibilizzazione ai problemi affrontati. Un po' passivo e meno autentico il racconto sembra quando compone un quadro solo negativo, quasi rifiutandosi di aprirsi a qualcosa di buono che pure esiste. In quelle zone, ad esempio, ci sono molte attività missionarie che lavorano, costruiscono ospedale, pozzi, contribuiscono allo sviluppo. Tuttavia l'intenzione di 'documentare' situazioni difficili resta autentica, e il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: più che per la programmazione ordinaria, il film si segnala per occasioni mirate, come avvio alla riflesioni sui temi importati delle crisi africane, delle guerre dimenticate, della cooperazione.