Orig.: Italia (2002) - Sogg. e scenegg.: Sergio Citti - Fotogr.(Panoramica/a colori): Danilo Desideri - Mus.: Francesco De Masi - Montagg.: Ugo De Rossi - Dur.: 97' - Produz.: Elide Melli per Cosmo Production in collaborazione con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Claudio Amendola (Serpente), Rolando Ravello (Giocondo), Ida Di Benedetto (Cicera), Youma Daikite (Andrea), Laura Betti (presidente del tribunale), Andy Luotto
Soggetto
Finito in carcere per aver attentato erroneamente alla vita della moglie Andrea, il giovane Giocondo conosce Serpente, un detenuto con il quale instaura una immediata simpatia. Di lì a poco Serpente esce, seguito a breve termine anche da Giocondo. I due si ritrovano nella grande casa del secondo, dove Serpente si installa come ospite fisso. Costui di notte si alza e va a fare lo spogliarellista per signore sole nel locale gestito da Cicera, che è la sua donna. Quando arriva il compleanno di Giocondo, Serpente prepara una bella cenetta ma ecco che all'improvviso si presenta a casa Andrea, che voleva fare una sorpresa al marito. L'inattesa visita sconvolge la serata e irrita non poco Andrea la quale, gelosa dell'amicizia che vede tra i due, simula un tentato supro e fa finire i due in tribunale. Davanti al giudice gli accusati ad un certo punto cambiano tattica, confermano di aver commesso i fatti ed anzi rincarano la dose con molti particolari crudi e piccanti. Andrea allora insorge e dice che si è inventata tutto. Il giudice tuttavia, capite le loro intenzioni, li condanna ad una pena lieve e consente loro di poter tornare nell'unico luogo tranquillo, ossia il carcere.
Valutazione Pastorale
Il film è stato realizzato nel 2002 da Sergio Citti che oggi, molto malato, si muove su una sedie a rotelle. Vi si ritrova per intero quella poetica stralunata e inafferabile che è alla base di tutti i titoli diretti dell'autore nato a Fiumicino. Da "Casotto" (1977) a "I magi randagi" (1993), quello di Sergio Citti è un cinema che trova nella favola la fonte primaria di ispirazione e che negli esiti migliori raggiunge la poesia, negli altri si ferma di fronte all'insuperabile barriera della dura realtà. Allievo di Pasolini, e di lui più ingenuo, quasi infantile nella scrittura di personaggi e di situazioni, Citti reclama il diritto per l'amicizia di esistere e di farsi sentire: ma se questo non è possibile là fuori, nella vita quoridiana, ben venga il carcere, dove non ci sono altre distrazioni. La 'felicità' antica e primordiale di certo sottoproletariato romano è vista da Citti con la nostalgia di un mondo lontano e irrecuperabile, forse mai esistito. Lineare nello svolgimento del racconto, il film si lascia andare a qualche eccesso di troppo nella parte visiva per cui, dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile, per qualche scabrosità sparsa lungo la trama.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori. Stessa cura è da tenere in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.