Orig.: Italia (2005) - Sogg. e scenegg.: Vincenzo Cerami e Roberto Benigni - Fotogr.(Scope/a colori): Fabio Cianchetti - Mus.: Nicola Piovani - Montagg.: Massimo Fiocchi - Dur.: 118' - Produz.: Nicoletta Braschi.
Interpreti e ruoli
Roberto Benigni (Attilio De Giovanni), Nicoletta Braschi (Vittoria), Jean Reno (Fuad), Emilia Fox (Nancy), Giuseppe Battiston (Ermanno), Chiara Pirri (Emilia), Anna Pirri (Rosa), Lucia Poli (sig.ra Serao), Andrea Renzi (dott. Guazzelli), Tom Waits (sè stesso), Gianfranco Varetto (avv. Scuotilancia), Francesca Cutolo (Carla), Mariella Valentini (impiegata all'aeroporto), Simone Carella (vigile nel chiostro)
Soggetto
Docente di poesia in una università romana, Attilio De Giovanni ha da poco pubblicato una raccolta dal titolo "La tigre e la neve". Innamorato di Vittoria, che tutte le notti sogna di sposare e che invece non vuole sapere niente di lui, Attilio la insegue, la invita a casa, le promette felicità eterna. Impegnata a scrivere la biografia del poeta iracheno Fuad, Vittoria lo segue quando questi decide di tornare a Baghdad dove appare ormai inevitabile lo scoppio della guerra. Un giorno Fuad chiama Attilio e lo informa che Vittoria è rimasta gravemente ferita sotto un bombardamento. Il poeta non esita a partire per quei luoghi ad alto rischio. Nella capitale irachena, Attilio corre i rischi più grossi pur di trovare le medicine utili a far guarire la sua innamorata. Alla fine arriva il giusto premio a tanti sforzi. Vittoria esce dal coma e torna in Italia. Ora Attilio può ricominciare ad omaggiarla con versi, rime, immagini poetiche.
Valutazione Pastorale
"Il titolo -spiega Benigni- è preso dalla raccolta di poesie che si dice abbia scritto il protagonista Attilio. C'è il gusto dei contrari: il candore della neve contro la ferocia della tigre, ma anche l'opposto, perchè anche le tigri possono essere candide e la neve può essere feroce. Era bello l'incontro di questi elementi". Con Benigni si era rimasti al 2002, quando il burattino Pinocchio alla fine della favola si sdoppiava e la sua ombra se ne andava per vivere una vita propria. Quell'ombra prende le fattezze di Attilio De Giovanni, sbadato, allegro, solo sfiorato dalle vicende del mondo. Insomma un poeta, quindi un incosciente, capace di correre sotto le bombe, di saltellare sui campi minati, di pensare che una soluzione si può trovare senza mai disperarsi. "Sono contento di essere vivo e anche da morto mi ricorderò di quando ero vivo" dice nel momento più difficile. Se Pinocchio era un burattino indifeso, il poeta Attilio lo è altrettanto. E la poesia é l'unica arma pulita che l'uomo può opporre alla follia delle armi vere, l'unica cultura della vita contro quella della morte in guerra. Il poeta é così, senza vie di mezzo. Non si può non essere al suo fianco: quando esorta a cercare l'armonia nelle parole, quando non si rassegna alla fine del suo amore, quando si lascia andare ad una preghiera tanto improvvisata quanto sincera. Resta solo da aggiungere che l'obiettivo di mettere in primo piano la poesia ha preso la mano al suo autore, al punto da rendere nella seconda parte l'accumulo di lirismo un po' insistito e ripetitivo. Il ruolo poi di protagonista/mattatore rende alquanto sbiaditi e affrettati i personaggi di contorno. Dal punto di vista pastorale, il film é del tutto positivo, da valutare come accettabile e certamente poetico.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre anche in successive occasioni anche per giovani e in contesti didattici.