INLAND EMPIRE – L’impero della mente

Valutazione
Complesso, Discutibile, dibattiti *
Tematica
Cinema nel cinema, Metafore del nostro tempo
Genere
Metafora
Regia
David Lynch
Durata
182'
Anno di uscita
2007
Nazionalità
Francia, Polonia, Stati Uniti
Titolo Originale
Inland Empire
Distribuzione
Bim Distribuzione
Musiche
Angelo Badalamenti
Montaggio
David Lynch

Orig.: Stati Uniti/Francia/Polonia (2006) - Sogg. e scenegg.: David Lynch - Fotogr.(Panoramica/a colori): Odd Geir Saether - Mus.: Angelo Badalamenti - Montagg.: David Lynch - Dur.: 182' - Produz.: David Lynch, Mary Sweeney.

Interpreti e ruoli

Laura Dern (Nikki Grace/Susan Blue), Jeremy Irons (Kingsley Stewart), Harry Dean Stanton (Freddie Howard), Justin Theroux (Devon Berk/Billy Side), Ian Abercrombe (Henry), Julia Ormond (Doris Side), Cameron Daddo (manager di Devon Berk), Scott Coffey (Jack Rabbit), Laura Harring (Jane/se stessa), Diane Ladd (Marilyn Levens), William H.Macy (annunciatore), Michael Paré, Nastassja Kinski

Soggetto

La storia di un mistero...il mistero di un mondo all'interno di altri mondi...che si svela intorno a una donna...una donna innamorata e in pericolo.

Valutazione Pastorale

Le scarne frasi sopra riportate sono tratte dal pressbook della produzione, che così riassume la trama. E per questa volta bisogna dire che si poteva fare ben poco di più. Forse aggiungere che c'è un regista che cerca di girare un film, che lei é un'attrice del film stesso, che altre persone vanno e vengono dal set vero a altri ricostruiti. Poco di più però, perchè veramente questa opera di Lynch non é da raccontare ma solo da "vedere". Per oltre tre ore il regista americano accumula materiali in ordine sparso e privi di un copione preordinato. Per sua stessa ammissione (alla c.s.di Venezia), le sequenze sono state girate senza logica, aggiungendo pezzi anche non consequenziali e, soprattutto, tornando a girare dopo mesi di sosta nella più totale assenza di cronologie. Scavalcando la già tormentata illogicità del folgorante "Mulholland Drive", Lynch costruisce giorno per giorno il manifesto dell'estetica sulla fine del racconto cinematografico. Il cinema del terzo millennio non ha più bisogno di storie. Vivrà, se vivrà, per l'unica cosa che lo contraddistingue, l'immagine in movimento. Così Lynch non ha niente da raccontare ma quel niente ha aspetti di una bellezza che cerca di catturare gli spazi nascosti tra le cose, tra i sentimenti, tra gli oggetti. Una autoreferenzialità che lascia senza fiato, e pone domande sui limiti ultimi del linguaggio filmico. Dal punto di vista pastorale, un prodotto di questo tipo va valutato come discutibile, complesso e destinato a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: più che nella programmazione ordinaria, il film si segnala per occasioni mirate, per dare il via ad una riflessione sui temi, stimolanti, sopra segnalati nell'ambito dell'argomento "cinema nel cinema".

Le altre valutazioni

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