Orig.: Francia (2007) - Sogg. e scenegg.: Laurent Tirard, Gregoire Vigneron - Fotogr.(Scope/a colori): Gilles Henry - Mus.: Frederic Talgorn - Montagg.: Valerie Deseine - Dur.: 120' - Produz.: Olivier Delbosc, Marc Missonnier.
Interpreti e ruoli
Romain Duris (Jean Baptiste Poquelin detto Molière), Fabrice Luchini (Jourdan), Laura Morante (Elmire Jourdan), Ludivine Sagnier (Celimene), Edouard Baer (Dorante), Fanny Valette (Henriette Jourdan), Sophie Charlotte Husson (Madeleine Bejart), Anne Suarez (Catherine De Brie), Philippe du Janerand (Bonnefoy), Isabelle Caubere . (Toinette)
Soggetto
Anno 1644. Il giovane Jean Baptist Poquelin detto Moliere, 22 anni, vive un momento difficile. Il suo teatro é in bancarotta e lui finisce in prigione per debiti. Il ricco borghese Jourdan lo fa uscire, e lo porta a casa sua. Qui Moliere si fingerà un prete incaricato della istruzione della figlia di Jourdan ma in realtà il suo compito é insegnare al ricco padrone a recitare e ad essere persuasivo per conquistare la giovane nobildonna Celimene, di cui si é invaghito. Tutto sembra procedere secondo previsioni, fin quando Moliere conosce Elmire, moglie di Jourdan e comincia a corteggiarla. La donna sembra lasciarsi andare, ma i problemi legati al matrimonio della figlia la fanno rinsavire. Ance Jourdan, pubblicamente sbeffeggiato da Celimene, si accorge del proprio ridicolo agire, recupera il proprio ruolo in famiglia e decide di mandare via Moliere. Costui a sua volta ha fatto una forte esperienza di vita che può servirgli per il suo lavoro di commediografo.
Valutazione Pastorale
Sembra un po' vacuo e fine a se stesso questo copione che approfitta di una zona nera nella biografia del giovane Moliere per riempirla in modo del tutto immaginario con i fatti raccontati. Che tuttavia, dopo un inizio incerto, risultano del tutto plausibili e finalizzati ad indagare ancora una volta le domande intorno ad un rapporto tanto usurato quanto affascinante: quello tra realtà e finzione, tra vita vera e palcoscenico. Il regista é bravo a restituire il fremito della creazione teatrale e l'emozione della messa in scena, quel momento di passaggio in cui parole e personaggi sembrano inventati ma al contrario ripetono la vita di tutti i giorni davanti ad un pubblico rumoroso e inquieto. L'omaggio a Moliere si trasforma così in un omaggio più ampio al teatro, al palcoscenico come luogo di sintesi dei vari palcoscenici della quotidianità, tra borghesi, nobiltà, popolani, truffatori, idealisti, commercianti. Inserendosi in questo gioco la presenza del cinemae della m.d.p., il film si fa intenso, corposo, dalle forti connotazioni estetiche e linguistiche. Il recupero finale di valori convinti e non posticci rende la storia ancora più meritevole, per cui il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e recuperato in altre circostanze soprattutto nell'ambito del rapporto cinema/teatro.