Orig.: Italia/Francia (2005) - Sogg. e scenegg.: Emanuele Crialese - Fotogr.(Scope/a colori): Agnes Godard - Mus.: Antonio Castrignanò - Montagg.: Maryline Monthieux - Dur.: 120' - Produz.: Alexandre Mallet Guy, Emanuele Crialese, Fabrizio Mosca.
Interpreti e ruoli
Charlotte Gainsbourg (Lucy), Vincenzo Amato (Salvatore), Aurora Quattrocchi (Fortunata), Francesco Casisa (Angelo), Filippo Pucillo (Pietro), Federica de Cola (Rita), Isabella Ragonese (Rosa), Vincent Schiavelli (Luigi), Massimo Laguardia (Mangiapane), Filippo Luna (Ercole), Ernesto Mahieux . (dott. Zampino)
Soggetto
In Sicilia agli inizi del Novecento, un'intera famiglia decide di lasciarsi il passato alle spalle e iniziare un'altra vita nel Nuovo Mondo. Salvatore vende tutto, casa, terra, animali, per portare i figli e l'anziana madre negli Stati Uniti. Dopo i riti della partenza, Salvatore, durante il viaggio, incontra Lucy, una inglese da cui è affascinato. All'arrivo c'è la sosta obbligata alla Golden Door, a Ellis Island, il luogo della quarantena, dove ciascuno viene visitato e interrogato per valutare la sua possibilità di integrazione nel tessuto sociale. Momento duro, difficile, doloroso. La madre e Salvatore infine non sono ammessi.
Valutazione Pastorale
Emanuele Crialese si é fatto conoscere nel 2002 con "Respiro". Il successo di quel titolo gli ha permesso di dedicarsi al soggetto che da tempo gli stava a cuore: quello appunto dell'emigrazione dalla Sicilia in America agli inizi del Novecento. Fenomeno, come si sa, ampio quanto al numero di persone coinvolte e fonte di profonde lacerazioni culturali e sociali. Rievocare quel periodo, riuscendo a farne occasione di riflessione più vasta sul problema, antico e contemporaneo, degli spostamenti forzati delle popolazioni é merito del racconto. Crialese, da siciliano, vive dall'interno queste vicende e le restituisce con passione e partecipazione. La parte iniziale appare più convincente, il viaggio e l'arrivo sono meno riusciti, troppo caratterizzati in senso claustrofobico e con qualche calligrafismo. Il taglio variato tra realismo e simbolo (con il finale che vede tutti i protagonisti immersi nel latte) conferisce spessore a molti passaggi, lasciando però la sensazione di una certa confusione espressiva. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, senz'altro problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da recuperare in altre occasioni come avvio alla riflessione sugli importanti argomenti che propone.