COME DIO COMANDA

Valutazione
Discutibile, ambiguità
Tematica
Famiglia - genitori figli, Giovani, Letteratura, Male, Povertà-Emarginazione
Genere
Drammatico
Regia
Gabriele Salvatores
Durata
103'
Anno di uscita
2008
Nazionalità
Italia
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Niccolò Ammaniti, Antonio Manzini, Gabriele Salvatores tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti
Musiche
Mokadelic
Montaggio
Massimo Fiocchi

Orig.: Italia (2008) - Sogg.: tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti - Scenegg.: Niccolò Ammaniti, Antonio Manzini, Gabriele Salvatores - Fotogr.(Scope/a colori): Italo Petriccione - Mus.: Mokadelic - Montagg.: Massimo Fiocchi - Dur.: 103' - Produz.: Maurizio Totti per Colorado Film e RAI Cinema.

Interpreti e ruoli

Filippo Timi . (Rino Zena), Alvaro Caleca (Cristiano Zena), Elio Germano (Quattro Formaggi), Fabio De Luigi (Beppe Trecca), Angelica Leo . (Fabiana)

Soggetto

Estremo Nord Est d'Italia, in un piccolo centro sotto le montagne del Friuli. Qui conduce vita grama Rino, disoccupato irregolare, carattere scontroso, nemico degli stranieri, impregnato di ideologie totalitarie. Suo figlio Cristiano, quattordicenne, é studente ma la vera scuola é quella che gli propone il padre, fatta di esortazione alla difesa personale e alla violenza come unico antidoto alla sopravvivenza. Il rapporto tra i due, tra alti e bassi, si aggrava quando scatta l'equivoco dell'uccisione di una ragazza, amica di classe di Cristiano. A compiere il delitto è stato, involontariamente, Quattroformaggi, un matto ingenuo deriso da tutti che solo in Rino trova un punto di difesa. Quando Cristiano capisce che non è stato il padre ad eliminare la ragazza, trova il coraggio per riavvicinarsi a lui e ricreare un forte rapporto d'intesa.

Valutazione Pastorale

Sei anni dopo, Gabriele Salvatores replica la collaborazione con lo scrittore Niccolò Ammanniti. Ad un suo romanzo si era rivolto infatti per "Io non ho paura" (2002). Ma se lì lo sfondo era una Puglia assolata e riarsa, qui il panorama cambia completamente. Nel paesino c'è poco sole, quasi sempre piove e prevale il buio. I tre personaggi principali (gli unici importanti, a dire il vero) vivono sulla linea di confine della miccia destinata a prendere fuoco: lungo quella terra di nessuno dove le regole sono azzerate e prevale la legge del più forte. Lo scenario è cupo, l'ambientazione, per quanto tutta in 'esterni', configura l'idea di un tunnel senza fine, di una lunga notte dell'anima dove anche la ragione ha perso la capacità di fermarsi a pensare. Rino vive da emarginato e a questa soluzione cerca di portare anche il figlio, spesso rovesciando con lui il significato dei valori di libertà, convivenza, dialogo. Un racconto nero, dal quale il regista fatica ad uscire, adducendo alcune poco convincenti spiegazioni di riscatto da leggere in filigrana. A supportarle, queste spiegazioni, manca una dialettica narrativa forte e incisiva (come nella sequenza alquanto tirata via della cerimonia religiosa per il funerale della ragazza). E così, tra denuncia e accettazione, resta prevalente un preciso senso di incertezza. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, e segnato da molta ambiguità.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con opportune indicazioni per lo spettatore circa la delicatezza della materia. Attenzione é da tenere per i minori e i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

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