Orig.: Italia (2007) - Sogg. e scenegg.: Gualtiero Rosella, Andrea Papini - Fotogr.(Panoramica/a colori): Benjamin Nathaniel Minot - Mus.: Susanna Stivali, Fabrizio Bondi - Montagg.: Maurizio Baglivo - Dur.: 90' - Produz.: Sandro Frezza, Sergio Bernardi, Ferdinando Vicentini Orgnani.
Interpreti e ruoli
Patrick Bauchau (Rinaldo), Peppino Mazzotta (Mario), Beatrice Orlandini . (Beatrice)
Soggetto
Mario ruba su ordinazione auto speciali lungo l'autostrada. Questa volta l'auto commissionata é una Bentley Continental R del 1994, un oggetto da veri amatori. Appena individuata la preda, Mario si prepara alla caccia. Telefona ad un call center e, fingendo un'emergenza, ottiene il numero del cellulare del proprietario partendo dalla targa. Poi, fingendo un'interferenza, chiama la vittima e cerca di stabilire un rapporto. Il copione prevede che, durante il pranzo in autogrill, un complice, utilizzando il codice di antifurto satellitare, porti via la macchina che viene subito inviata a destinazione. Il rapporto col malcapitato, di nome Rinaldo, comincia secondo previsioni ma poi prende strade impreviste. Quando Mario vede che la situazione gli sta sfuggendo di mano, cerca di coinvolgere anche Beatrice, la telefonista del call center. Ma Rinaldo sembra inattaccabile e, con il suo magnetismo, fa cadere i due nella più totale confusione.
Valutazione Pastorale
Tre soli personaggi, più un quarto, silenzioso ma 'pesante': l'autostrada. Parte da qui, dal confronto tra la presenza umana e l'oggetto, questo copione anomalo e suggestivo, inquieto e spiazzante: un thriller che comincia come la cronaca di una semplice truffa, prosegue come il diario di una progressiva confusione mentale, finisce come la rabbrividente presa d'atto della impossibilità di sabilire relazioni interpersonali chiare e reciproche. Succede infatti che la facilità di comunicazione tra i due si scontra con il loro progressivo distaccarsi sotto il peso di una non-comprensione impossibile da controllare; e che il luogo del non-incontro (l'autostrada) alla fine li schiaccia sotto il prevalere fisico dello spazio e della distanza che annulla la parola. Nel solitario paesaggio finale tra le montagne fa capolino Durenmatt, con la solitudine dei suoi 'gialli' metafisici. Da esordiente, il regista Papini non nasconde riferimenti e citazioni. C'è qualche pausa, qualche momento di stasi, ma il racconto tiene e coinvolge nella dimensione di una cinema a più dimensioni che non si rassegna alle facili soluzioni. Dal punto di vista pastorale, il film, ora più ora meno risolto, é da valutare come discutibile e nell'insieme semplice.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori. Stessa cura per i più piccoli é da tenere in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.