Orig.: Italia (2010) - Sogg. e scenegg.: Pupi Avati - Fotogr.(Scope/a colori): Pasquale Rachini - Mus.: Riz Ortolani - Montagg.: Amedeo Salfa - Dur.: 100' - Produz.: Antonio Avati per DueA Film in collaborazione con Medusa Film.
Interpreti e ruoli
Christian De Sica (Luciano Baietti), Laura Morante (Fiamma), Luca Zingaretti (Bollino), Nicola Nocella (Baldo Baietti), Sydne Rome (Sheyla), Massimo Bonetti (Pilastro), Manuela Morabito (Betty Chirone), Alessandra Acciai (Dina Diasparro), Fabio Ferrari (Sainati), Alberto Gimignani (Carosi), Maurizio Battista (Nazareno), Matilde Matteucci (Roberta), Aurora Cossio (Zoe), Tiziana Buldini (Carlotta Moré), Pino Quartullo (elicotterista)
Soggetto
Dopo essersi fatto intestare i beni immobili della moglie, sposata in modo affrettato, l'industriale Luciano Baietti si sposta da Bologna alla ampagna laziale dove si trova il centro dei suoi affari. Anni dopo, dentro il successo dei momenti d'oro si insinuano crepe sempre più grandi. Al punto che Bollino, il commercialista, consiglia Luciano di passare la mano, intestando quella holding fatta ormai di scatole vuote, al figlio minore Baldo, che vive a Bologna con la madre. Convocato d'urgenza, il ragazzo arriva in sede, firma e diventa titolare degli infiniti debiti da pagare. Ma la giustizia arriva, e Luciano finisce in carcere.
Valutazione Pastorale
"Questo film -dice Avati- conclude una trilogia che ha avuto per oggetto la figura del padre. Dopo "La cena per farli conoscere" (un padre fin troppo inadempiente) e "Il papà di Giovanna" (un padre fin troppo presente), questo terzo genitore é senza dubbio il peggiore dei tre. Si ricorda di avere un figlio solo per biechi motivi di interesse (...) Volevo anche mostrare quanto il successo economco condizioni ormai in modo irreversibile qualsiasi ambito del nostro vivere". Parallelo al tema del rapporto padre/figlio (anzi figli, perchè sono due, e il più grande é deciso nel rifiutare di vederlo), si snoda dunque anche quello dei guadagni illeciti e del profitto facile: scenario purtroppo molto presente nelle recenti cronache italiane. Potrebbe essere quindi un film di denuncia. Lo è infatti, ma secondo l'inconfondibile stile avatiano: legato ad una poetica che, anche in presenza del peggio, lo tiene stretto sul versante della malinconia, del dolore trattenuto, del rimpianto. Così, tra le pieghe del brutto, si fa strada una consapevole amarezza, una voglia di scavare nelle pieghe dell'animo. Dando spazio e presenza a quel candore e a quella purezza che, uniche, forse salveranno il mondo. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile, e nell'insieme problematico.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come proposta di prodotto italiano capace di coniugare realismo e fiaba moderna.