Orig.: Italia (2011) - Sogg.: liberamente ispirato a "A Day without Mexican" di Sergio Arau e Yareli Arizmendi - Scenegg.: Diego De Silva, Giovanna Koch, Francesco Patierno - Fotogr.(Panoramica/a colori): Mauro Marchetti - Mus.: Simone Cristicchi - Montagg.: Cecilia Zanuso - Dur.: 90' - Produz.: Marco Poccioni, Marco Valsania per Rodeo Drive in collaborazione con Medusa Film e con SKY Cinema.
Interpreti e ruoli
Diego Abatantuono (Golfetto), Valerio Mastandrea (Ariele), Valentina Lodovini (Laura), Sandra Collodel (Marta), Grazia Schiavo (giornalista tg), Maurizio Donadoni (sindaco), Vitaliano Trevisan . (tassista), Riccardo Bergo (Otello), Sergio Bustric (Mago Magic), Fulvio Molena (questore), Laura Efrikian . (sig.ra Verderame)
Soggetto
In una città del Nord Est italiano, un industriale ogni giorno da una televisione locale arringa gli spettatori con discorsi ad effetto sulla insopportabile presenza degli immigrati. Con giochi di parole e facili battute di spirito, alimenta la strisciante voglia di razzismo di molti locali. Così succede che, dopo una notte di tempesta, al mattino tutti gli immigrati sono spariti. Un evento imprevedibile, che mette gli abitanti in gravi difficoltà. All'improvviso le attività si fermano, non ci sono badanti e accompagnatori per gli anziani, gli ospedali non riescono a far fronte alle emergenze. Passa qualche giorno e arriva notizia che lo stesso fenomeno si è esteso anche al resto d'Italia. Irritati ma deciso a reagire, Golfetto, l'industriale, parte per l'Africa con l'intenzione di reclutare nuovi immigrati...
Valutazione Pastorale
Lo spunto nasce da un libro intitolato "Un giorno senza messicani", con riferimento alla massiccia presenza di cittadini che entrano in Usa attraverso gli Stati confinanti con il Messico. Il punto di partenza è originale, e anche coraggioso nel volersi occupare di un tema molto delicato in un'ottica non banale, senza tanti conformismi nè soluzioni preconcette. Un bella vena ironica attraversa la storia, soprattutto nella costruzione dei due personaggi dell'industriale pieno di sè e del poliziotto antirazzista con la pistola sempre in mano. Il fatto è che, una volta detta la situazione e costruiti i caratteri principali, il copione cala in una inopinata staticità, non sa come andare avanti, si rifugia nel mago come unico antidoto per ripristinare la situazione. La vena comica risulta poco funzionale alla complessità del problema, prevale l'impressione di un approccio generalizzato e alquanto affrettato, che aiuta poco il dialogo e la comprensione. Restando comunque una pellicola con la quale è giusto confrontarsi, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, anche se in prevalenza superficiale.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come proposta per parlare del rapporto italiani-immigrati.