Orig.: Gran Bretagna/Germania/Canada/Svizzera (2011) - Sogg.: tratto dal testo teatrale "The Talking Cure" di Christopher Hampton e ispirato al libro "A Most Dangerous Method" di John Kerr - Scenegg.: Christopher Hampton - Fotogr.(Panoramica/a colori): Peter Suschitzky - Mus.: Howard Shore - Montagg.: Ronald Sanders - Dur.: 99' - Produz.: Jeremy Thomas, Marco Mehlitz, Martin Katz.
Interpreti e ruoli
Michael Fassbender (Carl Jung), Keira Knightley . (Sabina Spielrein), Viggo Mortensen (Sigmung Freud), Vincent Cassel (Otto Gross), Sarah Gadon (Emma Jung), André Hennicke (prof. Eugen Bleuler), Katharina Palm . (Martha Freud), Mignon Remé (segretaria di Jung), Mareike Carriere (infermiera), Wladimir Matuchin . (Nicolai Spielrein)
Soggetto
Ai primi del 1900 tra Zurigo e Vienna comincia e si sviluppa il rapporto tra Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, uniti dalla volontà di indagare nei meandri ignoti della mente umana e poi divisi da idee, metodi, valutazioni, strade da seguire. Tra loro si colloca Sabina Spielrein, una ragazza russa che arriva nella clinica di Jung affetta da una grave forma di isteria aggressiva. Jung applica sulla paziente la terapia di Freud, ma poi se ne allontana, e, quando guarisce, inizia con lei una relazione che rimette tutto in discussione. Sabina, a sua volta, diventa una apprezzata psichiatra.
Valutazione Pastorale
Quando in un film si incontrano un testo teatrale, un libro e la realtà, qualche rischio di confusione narrativa è facile che arrivi a confondere un po' le acque del copione. Christopher Hampton, appassionato di psicanalisi, ha scritto e messo in scena a Londra la piece "The Talking Cure", ispirandosi al libro "A most Dangerous Method" di John Kerr. Prima, quale punto di partenza, ci sono le vite vere di Jung, Freud e Sabrina Spielrein, persone autentiche calate nella cronaca e nella Storia di gran parte del secolo scorso, soprattutto europeo. E ci sono i temi, le materie, le controversie, i dibattiti anche accesi che li hanno avvicinati/respinti lungo i sentieri impervi di una disciplina che da allora in poi sarebbe diventata imprescindibile, la psicanalisi. Il vero, la finzione: forse in questo quadro Cronenberg non è del tutto a proprio agio, se arriva a dire: "Ho cercato di fare un film elegante che parlasse di abissi emozionali, ma non perdesse la capacità di sedurre lo spettatore". Fin troppo elegante, e con formalismi estetizzanti che tolgono respiro al nocciolo centrale della trattazione. Sembra di trovarsi in un melò, nella cronaca romanzata di amori impossibili: con sprazzi di dialoghi tesi e insistiti sui grandi temi etici, filosofici, religiosi, ma anche con concessioni a passaggi di erotismo un po' insistito. Alle didascalie finali tocca il compito di ricordare date e fatti, soprattutto la tragica morte di Sabina, uccisa in sinagoga dai nazisti. La messa in scena di Cronenberg è fin troppo pulita, quasi distaccata, ma può servire ad accostare le due figure chiave della psicanalisi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, e senz'altro problematico.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, tenendo presente quando detto sopra sui momenti più ostici e più espliciti. Molta attenzione è da riservare per minori e piccoli, anche in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.