Orig.: Italia (2010) - Sogg.: Andrea Purgatori, Angelo Pasquini tratto dai libri "Il fiore del male-Bandito a Milano" di Carlo Bonini e Renato Vallanzasca; "Lettera a Renato" di Antonella D'Agostino e Renato Vallanzasca - Scenegg.: Michele Placido, Gerardo Amato, Amndrea Leanza, Kim Rossi Stuart, Toni Trupia, Antonio Leotti con la collaborazione di Antonella D'Agostino - Fotogr.(Scope/a colori): Arnaldo Catinari - Mus.: Negramaro - Montagg.: Consuelo Catucci - Dur.: 125' - Produz.: Elide Melli per Cosmo Production - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.
Interpreti e ruoli
Kim Rossi Stuart (Renato Vallanzasca), Valeria Solarino (Consuelo), Filippo Timi . (Enzo), Paz Vega (Antonella D'Agostino), Moritz Bleibtreu (Sergio), Francesco Scianna (Frances Turatello), Toni Pandolfo (Spaghettino), Gaetano Bruno (Fausto), Nicola Acunzo (Rosario), Stefano Chiodaroli (Armando), Federica Vincenti (Giuliana), Monica Bardaleanu (Nicoletta), Gerardo Amato (padre di Renato), Lia Gotti . (Carmen)
Soggetto
Dall'infanzia milanese negli anni Cinquanta al primo arresto, all'evasione, all'arresto definitivo alla fine dei Settanta, sono ripercorse le vicende di Renato Vallanzasca, che con le sua attività criminale ha insanguinato a più riprese la vita italiana del tempo.
Valutazione Pastorale
Le didascalie finali ricordano che Vallanzasca é stato condannato a quattro ergastoli e a un numero di altri anni di carcere e che, dopo venti anni di detenzione, gode attualmente di un regime di semilibertà. E' una nota che non fa chiarezza sul senso di una operazione che rimane confusa e nell'insieme ambigua. Se è vero che non bisogna aver paura di parlare di cose brutte e poco gratificanti, da qui a citare Shakespeare e Dostoevskji, che hanno raccontato il male per far risaltare il bene, corre qualche distanza. Se fosse stato un film di 'genere', con nomi e fatti inventati, il risultato sarebbe stato quello di uno spettacolo incisivo e di notevole impatto dinamico. La scelta invece di lasciare tutto come é successo, con uso di giornali e filmati televisivi, fa risaltare i limiti di un quadro antropologico che esclude le psicologie a vantaggio della costruzione del solo protagonista. Nella parte finale lo scarto tra la bellezza luciferina del protagonista, la sua cinica propensione al crimine, i suoi atteggiamenti di comprensione e di gentilezza da un lato e una certa ingenuità e dabbenaggine delle forze dell'ordine dall'altro creano quella propensione al mito che può creare qualche malumore in chi è stato coinvolto nel tragico svolgimento dei fatti. Placido regista é come altre volte eccessivo, sopra le righe, privo di sfumature, sta addosso al bravo Kim Rossi Stuart e si disinteressa di tutto il resto. Il disegno generale dell'epoca, anche se ben ricostruito, non riesce a nascondere con l'adrenalina dell'azione le carenze delle psicologie, le motivazioni, l'assenza di altre persone, dell'Italia intorno. Muovendosi tra molti alti e bassi, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come complesso, e violento: per dire che in una storia di gangster certo la violenza è una componente inevitabile, ma il film se ne serve anche oltre le strette necessità.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con evidente attenzione per un pubblico meno in sintonia con il tipo di storia (c'è il divieto ai 14 anni). Attenzione é da tenere per minori e piccoli anche in vista di passaggi televisivi o di uso di DVD e di altri supporti tecnici.