Orig.: Francia (2011) - Sogg. e scenegg.: Michel Hazanavicius - Fotogr.(panoramica/b&n): Guillaume Schiffman - Mus.: Ludovic Bource - Montagg.: Anne Sophie Bion, Michel Hazanavicius - Dur.: 100' - Produz.: Thomas Langmann.
Interpreti e ruoli
Jean Dujardin (George Valentin), Berenice Bejo (Peppy Miller), John Goodman (Al Zimmer), James Cromwell (Clifton), Penelope Ann Miller (Doris), Missi Pyle. (Constance)
Soggetto
Hollywood 1927. George Valentin é un divo del cinema muto all'apice del successo. Nel 1929 però tutto cambia. Il cinema acquista la parola e con l'arrivo dei film sonori Valentin scivola nell'oblio. In parallelo la giovane Peppy Miller, che aveva cominciato con lui come comparsa, diventa a poco a poco grande protagonista. Quando George, ormai in disgrazia e senza soldi, è sull'orlo del suicidio, Peppy arriva in tempo per salvarlo. Subito dopo la ragazza gli propone un copione da realizzare all'insegna di musica e tip tap. Il provino che fanno insieme trova grande consenso: è l'inizio per George di una nuova carriera.
Valutazione Pastorale
"Il mio punto di partenza -dice Hazanavicius- è stato un attore del muto che non vuole saperne del sonoro...appena mi è venuta in mente l'idea della giovane stellina e dei destini incrociati, tutti gli elementi hanno iniziato ad avere un senso, compresi i temi: orgoglio, celebrità, vanità. Una visione dell'amore molto all'antica, molto pura. I film che a mio parere sono invecchiati meglio sono i melodrammi. Storie d'amore molto semplici che hanno dato vita a grandi film, addirittura a capolavori...". Il regista francese ha voluto spiegare bene le motivazioni di un'opera così azzardata: non un film sul cinema muto, ma proprio un film interamente muto, con poche didascalie esplicative. E naturalmente in Bianco&Nero. Certamente un azzardo, una scommessa, vinta grazie alla vigorosa intensità delle immagini e dei volti degli interpreti. Hazanavicius riesce a non far cadere sullo spettatore il peso della ricerca formale, e anzi a trasmettere il senso di un'estetica visiva, che si fa veicolo di stupore e di bellezza. Il gioco a specchi del cinema nel cinema diventa suggestione nostalgica e moderna. La storia d'amore tra George e Peppy si fa struggente favola nell'intreccio tra realtà e finzione, e la forza degli sguardi mette a nudo quanto di superfluo ha creato il cinema successivo per mascherare vistose carenze espressive. Un prodotto di qualità per un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, poetico nell'insieme e adatto per dibattiti, laddove lo si voglia prendere come spunto per parlare del momento di passaggio tra muto e sonoro.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre anche in seguito per la sua intensa originalità narrativa.