Orig.: Italia (2012)- Sogg.: Giulia Calenda, Stefano Mordini dal romanzo "Acciaio" di Silvia Avallone - Scenegg.: Giulia Calenda, Stefano Mordini con la collaborazione di Silvia Avallone - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marco Onorato - Mus.: Andrea Mariano - Montagg.: Jacopo Quadri, Marco Spoletini - Dur.: 95' - Produz.: Carlo Degli Esposti per Palomar con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Michele Riondino (Alessio), Vittoria Puccini (Elena), Anna Bellezza (Francesca), Matilde Giannini (Anna), Francesco Turbanti (Mattia), Luca Gustini (Cristiano), Monica Branchini (Sandra), Massimo Popolizio (Arturo)
Soggetto
Anna e Francesca, amiche adolescenti e inseparabili, vivono a Piombino, sullo sfondo delle acciaierie che danno lavoro a tutta la cittadina. Anche Alessio, fratello di Anna, è operaio in fabbrica e vive una contrastata storia d'amore con Elena, che è andata via per studiare e ora è tornata per essere dirigente. Quando finisce la scuola, e le giornate estive sono lunghe, Anna e Francesca cominciano a condividere qualcosa di più dell'amicizia. Intorno le famiglie e il lavoro contribuiscono a creare una quotidianità aspra e spezzettata. La tensione resta sottotraccia fino a quando non esplode in modo incontrollato.
Valutazione Pastorale
Il contesto è realistico, ambientazione aspra, atmosfere di tangibile durezza. Confrontarsi con la vita operaia del terzo millennio è proposta giusta e opportuna: serve a misurare sensibilità, attese, speranze, voglia di cambiamento. Su questo tessuto cronachistico si inserisce la storia di Anna e Francesca: rappresentano le ultime generazioni, quelle che vivono un unico presente, staccate e lontane dal passato e dalla storia. Ci sono certamente spicchi di verità nella rappresentazione della 'noia' che attanaglia le vite quotidiane delle ragazze. Tutto il resto però accusa passaggi a vuoto: nell'urgenza di 'dire' molto e 'recuperare' l'argomento, il copione scivola su ripetizioni e banalità, aggravate da una drammaturgia talvolta poco lucida. Nè può dirsi che il rapporto fisico sia l'unica via d'uscita possibile per la insoddisfazione delle adolescenti. Si resta alla fine con qualche delusione per una trasposizione che avrebbe meritato maggiore asciuttezza e secchezza espressiva. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e segnato da una certa superficialità.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e, più opportunamente, in occasioni mirate per prenderne spunto in merito agli argomenti trattati. Attenzione è da tenere in vista di passaggi televisivi e di uso di dvd e di altri strumenti tecnici.