Orig.: Italia (2013) - Sogg. e scenegg.: Doriana Leondeff, Marco Pettenello, Carlo Mazzacurati - Fotogr.(Scope/a colori): Luca Bigazzi - Mus.: Mark Orton - Montagg.: Clelio Benvento - Dur.: 98' - Produz.: Angelo Barbagallo per Bibi Film con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Valerio Mastandrea (Dino), Isabella Ragonese (Bruna), Giuseppe Battiston (padre Weiner), Katia Ricciarelli (Norma Pecche), Raul Cremona (Mago Casimir), Marco Mazzocca (fioraio), Milena Vukotic (Armida Barbisan), Roberto Citran (pescivendolo), Mirco Artuso (Bepin Lievore), Roberto Abbiati (Giani), Natalino Balasso (Volpato), Lucia Mascino (Elisa), Maria Paiato (sorella del pescivendolo), Giusy Zenere (Katia), Roberta Da Sollier, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando
Soggetto
L'estetista Bruna coglie l'ultima frase della carcerata Norma Pecche: c'è un tesoro nascosto in una sedia, ma questa fa parte di un gruppo di dodici sedie vendute all'asta. In questa ricerca quasi disperata, a Bruna si affiancano Dino, tatuatore, e padre Weiner, un sacerdote irrequieto. Tra equivoci e colpi di scena, i tre diventano protagonisti di una rocambolesca avventura, che li porta dalla laguna veneta alle cime nevose delle dolomiti. L'ultima sedia è in una valle sperduta dove vivono un orso e due fratelli...
Valutazione Pastorale
Carlo Mazzacurati è venuto a mancare nel gennaio 2014, a 57 anni. Aveva fatto in tempo a completare questo suo ultimo film, che era a novembre 2013 nel cartellone del Torino Film Festival. "L'ispirazione -dice nelle note di regia- nasce da un paesaggio umano e fisico che conosco bene, il nordest (...) e dal desiderio di narrare una storia in tono comico senza però perdere realismo né verità (...) ma la cosa che più mi stava a cuore era di riuscire a tenere insieme il senso di catastrofe, in cui sembra che tutti stiamo cadendo, con l'energia e la voglia di riscatto che nonostante tutto si sente nell'aria". Sembrava doveroso lasciare la parola all'autore, per presentare un prodotto (l'ultimo, purtroppo) che segna un cambiamento significativo. Qui infatti Mazzacurati getta sul prediletto territorio veneto uno sguardo per niente convenzionale, decisamente virato sull'ironia e su una accentuata leggerezza del tocco. E non per prendere, ancora una volta, una "giusta distanza", ma anzi per calarsi nella pasta quotidiana dei luoghi, nel cuore dei personaggi e dei loro tremori, dubbi, incertezze. Per disegnare, quasi con spirito favolistico, il ritratto di un piccolo mondo che, se è dissestato, ha al proprio interno, come tutti, storie fatte di affetti, speranze, dolori e gioie, occasioni di malinconie e di divertimento sincero. Un copione fatto di tocchi impalpabili, portato a virare talvolta nel surreale, attingendo qua e là la sulfurea poetica zavattiniana. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, e nell'insieme brillante.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come prodotto italiano di bella qualità e scorrevolezza narrativa.