RoFF, La miniserie “I Leoni di Sicilia” di Paolo Genovese e “Past Lives” di Celine Song

martedì 24 Ottobre 2023
Un articolo di: Sergio Perugini

Uno dei titoli più attesi alla 18a Festa del Cinema di Roma è una miniserie: “I Leoni di Sicilia”, adattamento del romanzo bestseller di Stefania Auci, divenuto ora una serie in 8 episodi targata Disney+ per la regia di Paolo Genovese. La saga dei Florio nella Sicilia del XIX secolo ha finalmente un’immagine, dei volti: Michele Riondino è Vincenzo Florio e Miriam Leone Giulia Portalupi. Nel cast anche Vinicio Marchioni, Donatella Finocchiaro e Paolo Briguglia. Dai primi due episodi emergono un’accurata ricostruzione storico-visiva, ruoli cesellati con incisività e una regia esperta. Alla Festa del Cinema è passato anche lo splendido “Past Lives”, opera prima della regista sudcoreana Celine Song: una storia intima, un amore sbocciato nella primavera dell’infanzia e riconcorso poi tra due continenti per decenni. Un piccolo saggio poetico di matrice esistenziale. Ottimi i tre interpreti Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro. Il punto Cnvf-Sir.

“I Leoni di Sicilia” (Disney+, 25.10)

“I Leoni di Sicilia” è il primo dei due romanzi storici di Stefania Auci sulle imprese commerciali e familiari dei Florio nella Sicilia dell’Ottocento. Uscito nel 2019, in breve tempo è diventato un bestseller e l’adattamento per lo schermo è stato l’immediato passo successivo. A scommettere sulla formula della miniserie sono la Leone Cinematografica, la Lotus e il colosso Disney con la sua piattaforma. Dal 25 ottobre finalmente si potranno scoprire i primi quattro episodi (otto in totale), svelati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Alla regia è stato chiamato Paolo Genovese, forte di successi come “Tutta colpa di Freud” (2014), “Perfetti sconosciuti” (2016) e il più recente “Il primo giorno della mia vita” (2023). A firmare la sceneggiatura Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo (insieme nella trilogia Sky “1992”, “1993” e “1994”).

La storia. Palermo, inizio ‘800. I fratelli Paolo e Ignazio Florio, da Bagnara Calabra giungono in Sicilia per cercare fortuna aprendo un bottega di spezie. Con loro c’è anche la moglie di Paolo, Giuseppina, e il loro figlio Vincenzo. L’inserimento nell’ambiente sociale e commerciale di Palermo è difficile, segnato da pregiudizi e da aperte ostilità. I Florio non demordono e in breve tempo la loro attività cresce e si diversifica. A fare la differenza sarà il giovane Vincenzo, animato da idee nuove e un forte desiderio di riscatto sociale…

“È una serie che attraversa l’Ottocento – afferma Genovese – una grande saga famigliare di tenacia, orgoglio, potere e ambizione, ambientata in una Sicilia dell’aristocrazia, ma scossa da un grande fermento rivoluzionario. Più di ogni altro progetto, questa serie ha dato vita a una collaborazione inestricabile tra la scenografia, la fotografia e i costumi, per ottenere uno stile unico e definito, con assonanze e sfumature di toni, colori e sensazioni fra i personaggi e lo sfondo in cui si muovono”. Come ben sottolinea il regista, punto di forza dell’adattamento è l’aspetto visivo, la messa in scena. La produzione non ha lesinato sugli investimenti e questo è evidente, perché c’è un’elevata cura formale sin nei piccoli dettagli. Un affresco storico della Sicilia del tempo, grazie a un’abile fusione tra ricostruzioni e valorizzazione dell’aspetto ambientale, del suggestivo paesaggio isolano.

Paolo Genovese governa la macchina narrativa con mano ferma ed esperta, attento alle componenti descrittive ma anche a mantenere costante il ritmo del racconto. La sceneggiatura di Rampoldi e Sardo lo aiuta di certo nel compito. A imprimere indubbio fascino alla serie sono poi i personaggi, affidati ad attori capaci di abitarli con attenzione e misura. Su tutti un plauso a Michele Riondino, che sagoma in maniera sfaccettata il rampante Vincenzo Florio. Miriam Leone tiene il suo passo, tratteggiando Giulia Portalupi in maniera acuta e affascinante. Nel complesso, gli attori coinvolti funzionano tutti molto bene, con performance di livello: in evidenza gli ottimi Vinicio Marchioni e Paolo Briguglia.

E se l’impianto della serie sembra funzionare bene, solido e agile, a lasciare un po’ perplessi è la scelta della componente musicale, che invece di imprimere intensità e ritmo produce un certo disorientamento. La colonna sonora di Maurizio Filardo, ma soprattutto l’uso di brani contemporanei, calati nella cornice storica del XIX secolo, spezzano un po’ il fiato al racconto. In riferimento a narrazioni nella cornice siciliana, nella serie “Il Commissario Montalbano”, ad esempio, le musiche di Franco Piersanti e i brani di Olivia Sellerio riescono meglio ad amplificare il pathos del racconto e al contempo a marcare il legame con il territorio. Nell’insieme, la miniserie “I Leoni di Sicilia” parte bene, con il piede giusto, dando magnetismo a una storia italiana riportata all’attenzione dalla pena acuta della Auci. Consigliabile, problematica, per dibattiti.

“Past Lives”

Un piccolo gioiello nel cartellone della Festa del Cinema. È “Past Lives”, film statunitense di produzione indipendente – tra i produttori figura la sempre più nota A24 – passato con successo all’ultimo Sundance Film Festival. Il film segna il debutto alla regia della sudcoreana Celine Song, anche sceneggiatrice (tra i suoi lavori la serie fantasy “La Ruota del Tempo”, Prime Video). Il film è una storia minuta, poetica, intima: sembra una polaroid di un’amicizia d’infanzia che nel corso del tempo non ha mai trovato la forza per virare in amore. Un legame speciale che si rincorre per decenni, lungo due continenti.

La storia. Seul, Nora e Hae Sung sono due preadolescenti compagni di scuola; passano molto tempo insieme e il loro legame cela un sentimento intenso, sfumato tra l’amicizia e qualcosa di più. Nora si trasferisce poi con la sua famiglia in America e il legame tra i due si disperde. Dodici anni dopo i due si cercano online, su Facebook: lei studia scrittura nella Grande mela, lui sta completando i suoi studi universitari. Ritrovarsi a distanza, dopo così tanto tempo, li riconduce esattamente al crocevia emotivo dove si erano lasciati…

Con grande controllo e poesia visiva, Celine Song ci regala una storia di esistenze, identità, radici e sentimenti che si snoda in maniera dolce e dolente. Seguiamo le traiettorie di vita di Nora e Hae Sung in tre grandi blocchi temporali, a intervalli di dodici anni. Le loro vite procedono spedite, rincorrendo sogni e ambizioni professionali, ma il loro cuore sembra riportarli sempre allo stesso punto, a quella promessa sussurrata nelle stanze dell’infanzia. Il loro è un amore non espresso, custodito al sicuro nel cassetto della memoria, che non appassisce mai. A Nora e Hae Sung manca però il coraggio del grande salto, di mettere quel loro sentimento prima di tutto. Esitanti, lasciano che la carriera abbia la meglio, e che le tradizioni familiari – soprattutto sudcoreane – scandiscano tempi e dinamiche relazionali.

A questo si aggiunge l’amore di Nora per Arthur, uno scrittore conosciuto in un corso professionale. Incapace di attendere Hae Sung, la giovane costruisce il suo domani sentimentale, provando a mettere radici nel Nuovo mondo, perché è lì ora che si sente a casa. Arthur le schiude dunque un amore adulto, stabile e rassicurante; lui la sa amare con attenzione e premura. Arthur le regala un ancoraggio nella terra a “stelle e strisce”, un sogno di felicità nel quotidiano, dove però irrompe a volte il ricordo di Hae Sung. Magnifico è il modo in cui Celine Song scrive e dirige questo film, che trova ulteriore intensità e luminosità grazie ai tre interpreti Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro, tutti di grande fascino e abilità nel saper dar voce a sentimenti e tormenti sottopelle. “Past Lives” conquista e convince con raffinatezza. Consigliabile, poetico, per dibattiti.

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