“Dunkirk” di Christopher Nolan nel ciclo di film proposto da Ucs e Cnvf per la 52a Giornata delle comunicazioni
“Fake news è un termine discusso e oggetto di dibattito. Generalmente riguarda la disinformazione diffusa online o nei media tradizionali. Con questa espressione ci si riferisce (…) a informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore”. È quanto sottolinea papa Francesco nel suo Messaggio per la 52a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, un invito a essere attenti e vigili nei confronti delle notizie false, che si diffondono nell’ambiente sociale grazie alla loro natura “mimetica”. False notizie che possono minare i ponteggi della storia, azzardando anche a riscrivere pagine del nostro passato con derive pericolose.
In questa linea, dunque, l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e la Commissione nazionale valutazione film della Cei, nel ciclo dedicato alla Giornata delle comunicazioni, hanno inserito la riflessione sull’importanza di offrire un racconto attento e puntuale della memoria, degli avvenimenti storici. Film scelto è “Dunkirk” (2017) di Christopher Nolan, che ricorda la resistenza delle truppe inglesi a Dunkerque in Francia nel 1940, dinanzi all’avanzata aggressiva delle truppe naziste.
“Dunkirk”, raccontare la storia per fare memoria
Uscito al termine della stagione estiva nel 2017, “Dunkirk” (2017) di Christopher Nolan si è imposto subito nello scenario cinematografico internazionale per la sua imponente e suggestiva messa in scena, per la modalità di narrazione, lanciandolo a contendersi i principali premi del settore. È, infatti, in corsa con 8 candidature, tra cui miglior film, per la 90a edizione dei Premio Oscar. Una scommessa vinta per il britannico Christopher Nolan, che ha sposato il progetto come regista, sceneggiatore nonché produttore. Era molto tempo che Nolan voleva girare questo progetto su una pagina di storia del Regno Unito, nella cornice della Seconda guerra mondiale, poco nota al grande pubblico. Forte dei suoi film di grande impatto e con ottimi riscontri al botteghino – tra cui “Memento” (2000), la trilogia su Batman (2005-2012), “Inception” (2010) e “Interstellar” (2014) –, Nolan ha messo in piedi un progetto di alto profilo.
Inquadriamo anzitutto la vicenda. Siamo all’inizio della Seconda guerra mondiale, nel 1940, esattamente tra il 26 maggio e il 4 giugno, quando si infiamma la battaglia di Dunkerque. Le forze britanniche cercano di arrestare l’assalto della Germania nazista e finiscono isolate sulla costa francese, nella cittadina costiera di Dunkerque. Con l’incalzare dei tedeschi, ben poche speranze rimangono per le truppe inglesi. Nel mentre, parte una disperata operazione di salvataggio dei tanti soldati ammassati sulla spiaggia.
Tenendo conto del nutrito filone bellico nella storia del cinema, Christopher Nolan si è accostato all’evento con una carica di novità narrativa ed espressiva. Ha evitato di finire nello stereotipo consolidato, cercando invece di trovare una prospettiva di racconto efficace, attenta e comunque avvincente. Così la storia ci viene presentata da tre differenti punti di osservazione: terra, mare e cielo. Il regista conduce lo spettatore a seguire storie di piloti, di truppe sulla spiaggia e anche di figure eroiche in mare. Nel far questo, però, decide di non servirsi di interpreti di primo piano, per evitare che si “mangino” la storia e la narrazione. Inoltre, riduce al minimo i dialoghi, mentre amplifica la dinamica degli eventi e il loro susseguirsi concitato.
Quello che stupisce molto è soprattutto l’uso della fotografia e della regia, che domina, avvolge e coinvolge il pubblico. Lo “immerge” nello scenario della battaglia, accanto ai soldati e ai patrioti in soccorso delle truppe. Un racconto trascinante, che evita la retorica e l’emotività. Nolan usa al meglio il cinema nel costruire un racconto secco, asciutto e molto vicino alla verità dei fatti.
Valutazione pastorale della Commissione film Cei
Nella prima fase della Seconda guerra mondiale viene combattuta una battaglia destinata a restare anomala e quasi dimenticata. Si volge dal 26 maggio al 3 giugno 1940 e coinvolge almeno 400 mila militari, inglesi, francesi e altri degli alleati, contro l’esercito tedesco. Si tratta di uno scenario globale (sono coinvolti terra, mare ed aria) e di un tipo di battaglia tanto aspro quanto non semplice da ricostruire. Nolan infatti si affida a uno scenario che divide l’azione in tre strutture narrative con tre momenti diversi e in tempi distinti: la terra (una settimana), il mare (un giorno), il cielo (un’ora). Va riconosciuto a Nolan di aver fatto la scelta di un “evento” bellico che si porta dietro un’idea di forza emotiva profonda e dolorosa. Il regista, in linea con il proprio passato, infonde alle immagini una sofferenza forte e disturbante, tutto avvolgendo in uno sguardo che è fatto di dolore accorato. Individui e collettività si fondono in un grido comune per uscire da quella situazione per rivedere la terra d’origine. Nitido e spietato, capace di trasmettere lo stato d’animo di persone diversissime tra loro e di restituire il livore e il dolore della guerra, il film dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
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