Il tema del lavoro è centrale nel dibattito politico-sociale. Nel momento in cui la disoccupazione giovanile raggiunge in Italia livelli preoccupanti, può risultare utile gettare uno sguardo sullo stesso argomento in periodi precedenti. Milano, 1961. Nel cuore produttivo di una nazione avviata al boom economico, Ermanno Olmni ambienta il film “Il posto”, uscito in sala il 13 settembre 1961. Opera prima, si dice, in realtà successiva a “Il tempo si è fermato”, 1958. Protagonista un giovane che arriva da Meda per un concorso indetto da una grande azienda. Altri tempi, altre epoche, altra Italia, si dirà. Ma fino ad un certo punto. La lezione che Olmi, dopo 52 anni, trasmette è quella della fatica di costruirsi il futuro, di fare sacrifici per andare incontro alle attese di genitori e famiglia, di rispettare le regole, di esprimere con misura sentimenti riservati e sinceri. E anche di dire subito, senza acrimonie ideologiche, i rischi connessi ai ritmi produttivi e ai meccanismi lavorativi. Si respira aria bella nel film di Olmi: quella di chi mette l’uomo/la donna (emozioni, affetti, aspirazioni) al primo posto di un giusto sviluppo civile. E spirituale.
La Commissione del Centro Cattolico Cinematografico così scrive in sede di valutazione pastorale: “Il piccolo mondo degli impiegati di un’importante azienda e i genuini sentimenti che possono sorgere tra due ragazzi non ancora toccati dalle dure esperienze della vita, sono gli elementi più appariscenti di questo pregevole film, diretto con con abilità e freschezza. La vicenda, tenue ma nello stesso tempo assai lirica, e piena di centrate psicologiche, è ottimamente interpretata dai due giovani esordienti. GIUDIZIO MORALE: La delicatezza dei sentimenti che animano i i due protagonisti e la genuina semplicità degli ambienti nei quali si svolgono le vicende, fanno di questo lavoro un film di notevole interesse sul piano morale, tanto da poterlo considerare visibile per tutti” (Segnalazioni Cienamtografiche – Vol. L 1961 , pag. 201)