La XXIV Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia si svolge al Lido dal 24 agosto al 7 settembre 1963. Direttore è Luigi Chiarini. Arturo Lanocita è il Presidente della Giuria composta anche da Sergej Gerasimov (URSS), Levis Jacobs (USA), Hidemi Kon (Giappone), Claude Mauriac (Francia), Guido Aristarco (Italia), Piero Gadda Conti (Italia). In concorso, per l’Italia, ci sono anche “Mare matto” di Renato Castellani, “Omicron” di Ugo Gregoretti. Tra gli altri titoli, “Fuoco fatuo” di Louis Malle, “Tra cielo e inferno” di Akira Kurosawa, “Il servo” di Joseph Losey, “Billy il bugiardo” di John Schlesinger, “Tom Jones” di Tony Richardson. La sera del 7 settembre 1963, il verdetto premia “Le mani sulla città”, diretto da Francesco Rosi, regista 41enne,(è del 1922) che firma il suo quarto film dopo ” La sfida”, “I magliari”, “Salvatore Giuliano”. Rileggiamo la scheda predisposta in quella occasione dalla CNVF:
GIUDIZIO MORALE: Se il film si fosse limitato a prendere energicamente posizione e a condannare il fatto denunciato e cioé l’operato di quanti sfruttano la loro autorità civile e poltica per attuare colossali speculazioni economiche a proprio vantaggio, potremmo senza dubbio aderire alla tesi che vede prevalere l’impegno sociale su quello pollitico, e accoglierlo con tutta la simpatia che può suscirare un’opera che seriamente e coraggiosamente richiami gli uomini potivci ai loro doveri. Ma il film di Rosi è tendenzioso ed equivoco, e la polemica contro la speculazione edilizia diventa un pretesto per fare della propaganda – e faziosa per di più- come è facilmente ricavabile sia dal tono comiziesco che il film spesso assume, sia dal modo in cui sono stati prospettati i personaggi e i rapporti che tra di loro vengono ad instaurarsi. Nette riserve. AR
(Segnalazioni Cinematografiche, Vol. LIV, pag. 236, 1963).
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