Orig.: Francia (2016) - Sogg.: dal romanzo omonimo di Guy de Maupassant - Scenegg.: Stéphane Brizé, Florence Vignon - Fotogr. (Panoramica/a colori): Antoine Héberlè - Mus.: Olivier Baumont - Montagg.: Anne Klotz - Dur.: 119' - Produz.: TS Production in coproduzione con France 3 Cinema - 73^ MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2016),PREMIO FIPRESCI COME MIGLIOR FILM IN CONCORSO.
Interpreti e ruoli
Judith Chemla (Jeanne), Jean-Pierre Darroussin (il Barone), Yolande Moreau (la Baronessa), Swann Arlaud (Julien), Nina Meurisse . (Rosalie), Olivier Perrier (Abbot Picot), Clotilde Hesme (Gilbert de Fourville), Alain Beigel (Georges de Fourville), Finnegan Oldfield (Paul a 20 anni), Lucette Beudin (Ludivine), Mélie Deneuve . (Tata)
Soggetto
Normandia, anno 1819. Da poco uscita dal convento in cui ha studiato, Jeanne du Perthuis, giovane aristocratica, accetta di andare in sposa al Visconte Julien de Lamare. Ben presto però, l'uomo si rivela avido, egoista e crudele...
Valutazione Pastorale
Il punto di partenza è il primo romanzo di Guy de Maupassant scritto nel 1883. Storia di grande spessore e di forte drammaticità, che Brizè (regista nel 2015 del notevole "La legge del mercato") affronta con l'intento preciso di sfrondare ogni residuo orpello narrativo, sottraendo e asciugando qualunque volontà di superfluo virtuosismo descrittivo. Non ci sono compiacimenti, ma solo l'inesorabile incedere dei fatti verso un tracollo che si identifica con la fine di una inarrestabile decadenza. Con coraggio e un po' di spudoratezza, Brizè scarnifica la narrazione, lascia a spazio ad una fenomenologia quotidiana che sembra la quiete prima della tempesta, appoggia il fluire del racconto su imprevedibili ellissi di racconto, cerca insomma di essere un regista che legge la pagina scritta e la traduce in immagini di inarrivabile dolore e malinconia. Jeanne la protagonista, è una donna piena di rabbia e incredulità, incapace di rassegnarsi alla rovina incombente eppure cosciente che qualcosa non sarà mai più recuperato. "Una vita" è titolo che rimanda alla vita che non di modifica, alla vita di tutti, quando la Storia si avvia a chiudere gli spazi di una possibile via d'uscita. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come proposta di bella rilevanza nell'ambito del rapporto cinema/letteratura.