Orig.: Stati Uniti (2016) - Sogg.: tratto dal racconto di Malcolm Marmorstein e dalla sua sceneggiatura per "Elliot il drago invisibile" di Dob Chaffey, 1977- Scenegg.: David Lowery, Toby Halbrooks - Fotogr.(Scope/a colori): Bojan Bazelli - Mus.: Daniel Hart - Montagg.: Lisa Zeno Churgin - Dur.: 102' - Produz.: Walt Disney Productions.
Interpreti e ruoli
Robert Redford (sig. Meacham), Bryce Dallas Howard (Grace), Oakes Feagley (Pete), Wes Bentley (Jack), Karl Urban (Gavin), Oona Laurence (Natalie), Isiah Withlock jr. (sceriffo Dentler), Craig Hall (Pete adulto), Tim Wong (Carruth), Marcus Henderson (Woodrow), Phil Grieve . (Bobby)
Soggetto
In una cittadina del Nord Ovest degli Stati Uniti, tutta boschi e legname, l'anziano Meacham continua affascinare i bambini con il racconto delle gesta di un drago feroce che vivrebbe in quelle fitte foreste. Sua figlia Grace ne ha ereditato la passione, è diventata guardia forestale e ascolta con un sorriso le fiabe dette dal padre. Un giorno però succede che in quelle zone selvagge Grace incontra Pete, bambino di 10 anni, orfano e senza casa...
Valutazione Pastorale
Il racconto ha un andamento semplice ma da subito affabulante: Meacham, anziano, lucido e saggio, racconta una fiaba che di li a poco diventa il plot portante della storia, Poi si accomiata, come se volesse affidare ad altri i ruoli principali che ha appena abbozzato: la guardia forestale Grace, sua figlia; il bambino Pete, il drago Eliot. E loro prendono vita, entrano nella storia, le animano, ne alimentano la dialettica e la vivacità. Solo più tardi torna in scena Meacham, forse come se stesso, forse come Redford, perché la maschera dell'attore è così marcata e incisiva da lasciare impronte profonde, sintesi esemplare di realismo e finzione. Sui binari paralleli della favola e della fantasia, il copione scorre agevole e fluido, mettendo in campo molte suggestioni che rimandano all'incontro tra il genere avventuroso e il fantastico. Affidato ad un'animazione mobile e vivacissima, Elliot diventa un perfetto coprotagonista, sorta di instabile volatile, che non parla ma si fa perfettamente capire. Almeno da Pete, perché il dialogo tra i due vale come cento spiegazioni e la loro amicizia appare ben presto come la possibilità di mettere un freno alla mancanza dei genitori di Pete, morti all'inizio in un incidente. Quando il rapporto fra il bambino e il drago si scontra con il cinismo degli 'umani' e il loro miope atteggiamento, sappiamo che è vicino il momento per rimettere le cose e riportare la fiaba dentro gli spazi del prevedibile dolore della rinuncia narrativa. Il cerchio non si chiude, perché il Drago invisibile conserva una struttura aperta, la capacità di affidare il proprio lamento ad un lirismo ampio, di essere commosso e commovente, di farsi lettore dell'antico e insieme anticipazione del futuro: come una girandola che passa di persona in persona senza mai fermarsi. In questo la regia tocca la capacità di arricchire il racconto per immagini e di costruire una convincente storia d'amore e di vita (quasi) vera. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, certamente semplice e da consigliare per famiglie.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare i programmazione ordinaria e in molte successive occasioni come prodotto di eccellente livello per tutta la famiglia.