Orig.: Spagna (2015) - Sogg.: basato sul romanzo "Dejarse llover" di Paula Farias - Scenegg.: Fernando Leon De Aranoa in collaborazione con Diego Farias - Fot.(Scope/a colori): Alex Catalan - Mus.: Arnau Bataller - Montagg.: Nacho Ruiz Capillas - Dur.: 105' - Produz.: Fernando Leon De Aranoa, Jaume Roures.
Interpreti e ruoli
Benicio Del Toro (Mambrù), Tim Robbins (B), Olga Kurilenko (Katya), Melanie Thierry (Sophie), Fedja Stukan (Damir), Elxdar Residovic (Nikola), Sergi Lopez (Goyo)
Soggetto
Bosnia 1995. Mentre la guerra si è appena conclusa, un gruppo di operatori umanitari si deve confrontare con un ostacolo imprevisto: rimuovere il cadavere di un soldato dal fondo di un pozzo per evitare che contamini lacqua del villaggio...
Valutazione Pastorale
Parlare di una guerra, descriverne fatti e azioni può essere semplice, permette di muoversi lungo il già detto e di limitarsi a ripetere la cronaca. Oppure si può andare a cogliere il momento incerto e inafferrabile delle ostilità appena concluse, quella terra di nessuno nella quale non ci sono più nemici da combattere ma tante diverse realtà che si confrontano, ciascuna con l'encomiabile obiettivo di pacificare e rimettere ordine nella vita civile. Su questo imprevedibile segmento si muove il film, diretto da Fernando Leon De Aranoa affermatosi a livello internazionale con "I lunedì al sole" (2002) con Javier Bardem, film di insolita asprezza espressiva e di tenace plasticità drammatica. La capacità di raccontare il già molte volte raccontato (tanti i titoli sulla/e guerra/e nella ex Jugoslavia), di accostare un approccio insolito e originale, di restituire incertezze e spaesamenti mai artificiosi è al centro di questa produzione anomala. Dentro la nazionalità spagnola e lambientazione in Bosnia si muovono infatti quattro protagonisti ben distinti tra loro: un americano (B/ Tim Robbins), un portoricano (Mambrù/Benicio del Toro), una ucraina (Katya/Olga Kurylenko), una francese (Sophie/Melanie Thierry). Inciampi e imprevisti li mettono uno contro laltro, favoriscono rivelazioni e confessioni, fanno emergere contrasti, paure, timori, cinismo. Sfumature caratteriali emergono nello scontro tra pubblico e privato, tra il dramma della guerra lontana e un amaro umorismo a cementare rinunce e rimpianti. Emerge la capacità del regista di imprimere all'inquadratura quel senso di verità che spacca la finzione e fa vivere la storia come un documento non più replicabile. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come avvio alla riflessione su un tema importante quale quello di una guerra civile e delle mille sfumature sottostanti.