VIZIO DI FORMA

Valutazione
Complesso, problematico *
Tematica
Droga, Letteratura, Male, Metafore del nostro tempo, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Paul Thomas Anderson
Durata
148'
Anno di uscita
2015
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Inherent Vice
Distribuzione
Warner Bros Entertainment Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Paul Thomas Anderson tratto dal romanzo omonimo di Thomas Pynchon
Musiche
Jonny Greenwood
Montaggio
Leslie Jones

Orig.: Stati Uniti (2014) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Thomas Pynchon - Scenegg.: Paul Thomas Anderson - Fotogr. (Panoramica/a colori): Robert Elswitt - Mus.: Jonny Greenwood - Montagg.: Leslie Jones - Dur.: 148' - Produz.: Joanne Sellar, Daniel Lupi, Paul Thomas Anderson per Ghoulardi Film Company, Warner Bros - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.

Interpreti e ruoli

Joaquin Phoenix (Larry "Doc" Sportello), Josh Brolin (detective Christian "Bigfoot" Bjornsen), Owen Wilson (Coy Harlingen), Katherine Waterston (Shasta Fey Hepworth), Reese Witherspoon (vice procuratore distrettuale Penny Kimball), Benicio Del Toro (Sauncho Smilax), Martin Short (dott. Rudy Blatnoyd), Jena Malone (Hope Harlingen), Maya Rudolph . (Petunia Leeway), Joanna Newsom (Sortilege), Eric Roberts (Michael Z. Wolfmann), Hong Chau (Jade), Serena Scott Thomas (Sloane), Martin Donovan (Crocker Fenway), Peter McRobbie (Adrian Prussia), Katie Schwartz . (Kimberly)

Soggetto

Nello scenario della California fine anni Sessanta, Larry 'Doc' Sportello, investigatore privato dedito più al consumo di droghe che alle indagini, si fa invischiare nella richiesta di Shasta, sua vecchia fiamma: la donna vuole evitare che il suo nuovo amante, il miliardario Mickey Wolfmann, cada nella trappola inscenata dalla moglie di Mickey e dalla sua nuova amante per farlo internare. Appena comincia a muoversi, Sportello viene arrestato con l'accusa di avare ucciso un guardia del corpo dello stesso costruttore...

Valutazione Pastorale

Si parte dal romanzone di Thomas Pynchon, 384 pagine sulle quali Anderson opera cambiamenti, tra cui il finale. Per Anderson questo è il settimo film, il primo tratto da Pynchon. Ci sono inesorabili suggestioni narrative: la California, la figura dell'investigatore privato, relazioni pericolose, situazioni esasperate. E sopratutto una densa, persistente, intensa atmosfera da uso di varie droghe consumate come bisogno impellente e abitudine. Dei sei precedenti titoli, è sufficiente ricordare "Magnolia" (1999), "Ubriaco d'amore" (2002), "The Master" (2012) per avare l'idea del tessuto narrativo sul quale si muove la regia. Ritratto impietoso di una situazione territoriale e ambientale vicina al grado zero delle forme valoriali; sguardo devastato e disastrato su un'America sfiancata dalla guerra del Vietnam, abbandonata alla depressione di vuoti esistenziali difficili da colmare. Anderson gioca su sterili sentimenti e scherza con il fuoco del rapporto bene/male; riempie l'immagine di un cinismo spudorato e malvagio. Ne esce un universo alla deriva che vorrebbe piangere su se stesso ma resta impantanato nell'individualismo. Va detto che in più punti, il copione sfugge di mano al regista, anche se la secchezza dei toni acquista tagli di verità e provocazione. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e problematico.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria per un pubblico di appassionati del 'genere' "hard boiled". ben tenendo presente il divieto ai minori di 14 anni.

Le altre valutazioni

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