Orig.: Italia (2015) - Sogg. e scenegg.: Enrico e Carlo Vanzina - Fotogr.(Scope/a colori): Tani Canevari - Mus.: Giuliano Taviani, Carmelo Travia - Montagg.: Luca Montanari - Dur.: 95' - Produz.: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz per Cattleya con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Raoul Bova (Marco Damiani), Giulia Michelini (Giulia Borghini), Ricky Memphis (Claudio Palmerini), Max Tortora (Aldo Damiani), Paola Minaccioni (padre di Marco), Michela Andreozzi (Giuditta), Augusto Fornari (madre di Claudio), Emanuele Propizio (Patrizia Damiani)
Soggetto
Siamo a Roma, oggi. Marco, 42 anni, si appresta a cominciare una nuova giornata tra lavoro e famiglia, quando in maniera inattesa, Giulia, sua moglie da 25 anni, rivela di avere un altro uomo e di volere la separazione. Andato via di casa, Marco confessa allamico di sempre Claudio di aver voglia di tornare indietro e cambiare la propria vita. La cosa succede veramente, ed eccoli di colpo nel 1990.
Valutazione Pastorale
"Torno indietro e cambio vita" è il lungometraggio n°55 per il cinema diretto da Carlo Vanzina (le produzioni tv sono a parte). In sede di scrittura lo accompagna naturalmente il fratello Enrico, proseguendo un sodalizio che dal 1976 rappresenta uno dei sicuri punti di riferimento per il cinema italiano. I Vanzina hanno con il tempo una scommessa sempre aperta, un terreno pronto ad accogliere sbalzi narrativi, scommesse temporali, sorprese ed equivoci. Si tratta di snodi che possiamo far risalire ai tempi di Sapore di mare, quando il gruppo dei ragazzi protagonisti passava l'estate a Forte dei Marmi e vi tornava anni dopo nell'età adulta. Il trascorrere delle stagioni, il succedersi delle generazioni induce ad un esame con eventi e azioni che scardinano la regolarità delle cose e obbligano a ripensare alle cose fatte, agli errori compiuti. Come sempre semplice, scorrevole, lineare, il copione acquista quella grazia lubitschiana che lo fa tenere lontano dalla coeva commedia nazionale. Nell'andare e tornare tra 1990 e 2015, si collocano e si inseguono suggestioni di memoria tra nostalgia e rimorso. Nel girotondo inesorabile tra passato e presente, prendono vita atmosfere, umori, sapori che costruiscono uno scenario/omaggio ad una vita, ad un mondo, forse ad una Roma che oggi (quasi) non esiste più: una borghesia seria e consapevole di se stessa, una quotidianità misurata e (forse) un po' vintage. Sentimenti, romanticismo, umorismo, romanità quanto basta per dire chi siamo e con chi ci confrontiamo (la presenza di Sordi rivive nell'impeccabile Max Tortora). Secondo una doverosa convenzione arriva il lieto fine. Non in modo banale ma come doveroso rispetto per il pubblico. Il quale non è fatto di giovani, né di adulti né di anziani: è fatto di tutti coloro che si confrontano e vogliono provare il piacere del sentimento del tempo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme brillante.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni, come prodotto italiano semplice, esemplare per misura, simpatia, scorrevolezza.