Orig.: Germania/Francia (2013) - Sogg.: tratto dal romanzo "Corri ragazzo corri" di Uri Orlev ispirato alla storia vera di Yoram Fridman - Scenegg.: Heinrich Hadding - Fotogr.(Scope/a colori): Daniel Gottschalk - Mus.: Stephane Moucha - Montagg.: Richard Marizy - Dur.: 108' - Produz.: Pepe Danquart, Susa Kusche, Uwe Spiller.
Interpreti e ruoli
Andrzej Tkacz/Kamil Tkacz (Skrulik/Jurek), Jeanette Hain (signora Herman), Rainer Bock (ufficiale delle SS), Itay Tiran (Mosche Frenkiel), Katarzyna Bargielowska (Riwa Fridman), Zbigniew Zamachowski (Hersch Fridman), Elisabeth Duda (Magda Janczyk), Olgierd Lukaszewicz . (dott. Zurawski), Miroslaw Baka (Mateusz Wrobel), Grazina Szapolowska (Ewa Staniak), Natalia Wais . (Alina Kowalska)
Soggetto
Jurek ha circa nove anni quando trova il coraggio per fuggire dal ghetto di Varsavia. Per salvarsi dai nazisti, si lascia alle spalle i fratelli e i genitori: è l'inverno 1942 e per il ragazzino comincia un durissimo periodo che lui è obbligato a trascorrere soprattutto al riparo dei boschi. Esce allo scoperto solo quando deve chiedere ospitalità, contraccambiandola con il lavoro nei campi. Nel corso del disperato girovagare, Jurek incontra persone buone e caritatevoli che lo aiutano e altre che lo trattano da nemico. Una contadina lo inganna, consegnandolo per soldi ai nazisti; in un'altra fattoria, mentre lavora, si frattura la mano nell'aratro e il chirurgo in ospedale si rifiuta di operarlo in quanto ebreo. Da quel momento Jurek resta con il braccio destro amputato per metà. Non perde tuttavia la forza per andare avanti, e riesce ad arrivare alla primavera del 1945, quando la guerra arriva alla conclusione. L'incubo di Jurek si avvia alla conclusione. Recuperata la propria identità di ebreo, il ragazzo cresce e si trasferisce in Israele. Dove oggi vive da nonno con la moglie, i figli e i nipotini.
Valutazione Pastorale
All'origine c'è il romanzo omonimo ("Lauf Junge Lauf" in originale) scritto da Uri Orlev e ispirato alla storia vera di Yoram Fridman. Libro indirizzato ai ragazzi ma, precisa Pepe Danquart, "...storia del viaggio di un ragazzino costretto a crescere molto in fretta per poter sopravvivere ma che in fondo resta un bambino. Storia dell'impietosa brutalità di qualsiasi guerra e dei suoi traditori, informatori e approfittatori (...) e anche di quanti, rischiando la vita, aiutarono coloro che altrimenti non sarebbero sopravvissuti". Girato con cura, con un taglio di immagini che fonde bene realismo e avventura, il racconto si snoda lungo una dinamica drammaturgica intensa e commovente, capace di far emergere le numerose sfumature del dolore attraverso cui passa l'adolescente Jurek. Che, per sopravvivere, nasconde l'essere ebreo a favore di una aderenza alla religione cattolica, che difende con convinzione. Il dato spirituale è inserito con delicatezza e equilibrio all'interno della trama e degli scenari di sofferenza e privazioni. Ne deriva un prodotto che certamente si adatta alla circostanza della giornata della memoria (27 gennaio) e che tuttavia ha il merito di proporsi come esempio della possibilità di raccontare l'evento Olocausto non più legato al periodo storico ma in forma più universale, scenario della terribile presenza del Male nella Storia e nel mondo. Dal punto di vista pastorale, ilfilm è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte successive occasioni. Da rivolgere anche ad un pubblico di ragazzi, a livello scolastico ed educativo, anche svincolato dalla celebrazione del 27 gennaio.