Orig.: Francia (2013) - Sogg. e scenegg.: Philippe Garrel, Caroline Deruas, Arlette Langmann, Marc Cholodenko - Fotogr.(Scope/B&N): Willy Kurant - Mus.: Jean Louis Albert - Montagg.: Yann Dedet - Dur.: 77' - Produz.: Said Ben Said Productions.
Interpreti e ruoli
Louis Garrell (Louis), Anna Mouglais (Claudia), Rebecca Convenant (Clothilde), Olga Milshtein (Charlotte), Esther Garrel (Esther)
Soggetto
Il trentenne Louis vive un'appassionata storia d'amore con la nuova compagna Claudia. Louis è attore di teatro, ha una figlia nata da una relazione con un'altra donna che vive con la bambina e deve lavorare per mantenerla. L'uomo infatti non ha niente da dare per il mantenimento. Anche Claudia vorrebbe farsi strada con la recitazione e un giorno decide di lasciare Louis. L'uomo non regge alla delusione e decide di farla finita. Si spara ma riesce solo a perforarsi il polmone. Ricoverato in ospedale, riceve la visita della sorella. Lei e il teatro sono ormai gli unici punti di riferimento.
Valutazione Pastorale
Nato a Parigi il 6 aprile 1948, Garrel era troppo giovane per entrare nel cuore delle Nouvelle Vague fine anni '50 ma giusto per restarne aggrappato venti anni dopo. Così, esordiente nel 1972, gira una decina di titoli dagli anni '90, tra i quali "Les amants regulier" (2004), "Un etè brulant" (2001) fino a questo, ovviamente presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2013. Ovviamente, perché Garrel è un tipico regista da festival: ossia al punto giusto ricercato nello stile, enigmatico nel racconto, tormentato e autopunitivo nelle psicologie. Il B&N identifica la scelta per storie di raffinata capacità esistenziale, tutte concentrate su problemi a livelli elevati, laddove arte, amore e soldi restano rigorosamente separati e gli equilibri tardano ad incontrarsi. L'incontro con la gelosia resta impervio, scoglio forse irritante e un po' tradizionale; il suicidio è arma superata. Si vive per lasciarsi vivere. L'amore fa male, e così è per il teatro e per il cinema. Ma Garrel non è Truffaut, e le emozioni restano lontane. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, certo più proficuamente in oontesti ristretti (cineforum e simili) per avviare riflessioni sul regista, sul cinema francese, sulla nouvelle vague e la sua eredità oggi. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.