“Miss Sloane” di John Madden nel ciclo di film proposto da Ucs e Cnvf per la 52a Giornata delle comunicazioni
“Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti. Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità”. Papa Francesco ci mette in guardia dinanzi al dilagare della disinformazione, che mina le basi del vivere sociale e ci allontana come individui, condannandoci a odio e isolamento. Temi intercettati bene dal film “Miss Sloane. Giochi di potere” (2017) di John Madden, scelto dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e dalla Commissione nazionale valutazione film della Cei per il ciclo dedicato alla Giornata delle comunicazioni. Il film, toccando il tema delle lobby di potere che possono innescare un’economia predatrice, tesa a favorire la logica dello scarto, ci mette in guardia da smarrimenti nell’uso dei media e della comunicazione.
“Miss Sloane”, il volto buio della politica e dell’informazione
Il grande pubblico ha conosciuto John Madden con “Shakespeare in Love” (1998), “Il mandolino del capitano Corelli” (2001) e “Marigold Hotel” (2011). Un britannico dalla mano sicura, abile nel raccontare figure di donne forti e dal temperamento deciso, pronte a battersi per i valori civili. Seppure di taglio differente, più spostato sul piano del thriller politico-istituzionale, anche “Miss Sloane. Giochi di potere” può rientrare in tale filone, presentando una protagonista determinata e risoluta, che sfida i poteri forti delle lobby americane e soprattutto le dinamiche dirigenziali a sfondo maschile.
La storia. Elizabeth Sloane (Jessica Chastain) lavora a Washington come lobbista, sempre al centro di partite di interessi rilevanti e accesi. Nel suo immaginario valoriale c’è posto solamente per la vittoria e per tutti le “armi” che possono concorrere a tale obiettivo. Una nuova sfida però l’attende, nel settore delle armi, e il gioco politico si profila particolarmente duro e spietato. A questo punto Elizabeth sarà chiamata a decisioni importanti, per la sua carriera e stessa identità personale.
Sceneggiato da Jonathan Perera, il film diretto da John Madden è un intricato gioco di ruolo tra personalità politiche e del mondo economico di primo piano nello scenario statunitense. Un mosaico di sopraffazione, spregiudicatezze, mercificazione ed egoismi, dove anche i media e l’informazione sono al servizio della “logica del serpente”, dinanzi al quale troviamo una protagonista che appare inizialmente consapevole delle regole della partita, ma progressivamente matura in lei un cambiamento, che incrina le sue convinzioni e certezze.
Elizabeth Sloane è una che punta forte, una donna che si muove in un mondo popolato di soli uomini, abituati a competere e dominare. Lei accetta le dinamiche del gioco e sembra anche controllarle, riportando continui successi nella sua pratica da lobbista. Ma quanto si è disposti a cedere per ottenere i propri interessi? Quanto di personale possiamo arrivare a mettere in gioco prima di accorgerci di essere ormai al limite?
Abbandonando i toni favolistici e persino zuccherosi cui ci aveva un po’ abituato nei precedenti film, il regista disegna un thriller politico e psicologico interessante e riuscito. A convincere, in particolar modo, nel complesso della narrazione – che però in alcuni momenti appare eccessivamente intricata – è soprattutto la caratterizzazione della protagonista. È proprio la figura di Elizabeth, sagomata con minuzia e forte personalità dalla brava Jessica Chastain – candidata al Golden Globe nel 2017 come miglior attrice per il ruolo –, a rimanere impressa nello spettatore, a stagliarsi dal racconto. Tutto ruota attorno a lei che esprime appieno le contraddizioni di un sistema claustrofobico e accecante, dove conta solo il profitto. Elizabeth segna la parabola dell’uomo convinto di poter vivere senza valori e regole, condannato però all’inevitabile caduta; una figura problematica e drammatica, che sembra sottrarsi in tempo a una cocente sconfitta. Una sconfitta non tanto sul piano professionale, quanto dal punto di vista dell’umano, come persona.
Valutazione pastorale della Commissione film Cei
Con “Miss Sloane” torna in primo piano il thriller politico, un genere un po’ accantonato, e vi torna con bella forza emotiva e incisiva spinta narrativa. Il momento cruciale del dramma arriva quando il potente capo della lobby delle armi si rivolge a Miss Sloane per convincere l’elettorato femminile ad opporsi ad una legge che introdurrà nuove regole sulla vendita delle armi da fuoco. In modo imprevedibile, il caso si complica e la donna finisce sotto inchiesta da parte del Senato. Un colpo di scena riscrive tutto, mettendo in evidenza la brillantezza di una sceneggiatura forte e compatta, che mette a nudo difetti e pregi in una girandola di cambiamenti che non lasciano mai tranquilli. Ogni passaggio dà la misura della complessità di un mondo che vive di spietato arrivismo e di cinico disprezzo. Un mondo dove la ricchezza alza il livello della competizione e induce a fare scelte dolorose anche personali. Grazie a una regia di compatto vigore, il film può contare su una protagonista (Jessica Chastain) di valore assoluto che restituisce la totale impermeabilità ai sentimenti di Miss Sloane. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
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