Sguardi sulla disabilità tra cinema e serie Tv. I titoli della stagione 2023-24
sabato 27 Luglio 2024
Un articolo di:
Sergio Perugini
Da diversi anni, in sinergia con il Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità, ci troviamo a fare il punto sui titoli che hanno offerto sguardi interessanti, acuti o sfidanti sulla condizione della persona con disabilità tra cinema, Tv lineare e piattaforme. Opere che ci “provocano” e magari ci aiutano ad allargare il campo dello sguardo, nella lettura della società, delle relazioni e dei cambiamenti. Di seguito alcuni titoli in evidenza dalla stagione 2023-24. Il punto Cnvf-Sir.
“The Miracle Club” (Home-video)
“The Miracle Club”, commedia con pennellate drammatiche di Thaddeus O’ Sullivan con le attrici Premio Oscar Maggie Smith e Kathy Bates insieme a Laura Linney e Agnes O’Casey. Un racconto ammantato di riflessioni religiose che si snoda come un “road movie” dell’anima. Ambientato a Dublino nel 1967, tre amiche, Lily, Eileen e Dolly, vorrebbero andare a Lourdes in Francia, in un pellegrinaggio organizzato dalla parrocchia; al gruppo si aggiunge anche Chrissie, residente da tempo negli Stati Uniti. Arrivate al santuario, tutte si confrontano con il bisogno disperato di un segno di Grazia e al contempo con irrisolti del passato… Tra di loro Dolly si strugge perché il figlio non riesce a parlare. Il vero “miracolo” che si compie è nel cuore della donna, che capisce di dover accogliere e amare il figlio così com’è, senza vedere in lui solo mancanze o fragilità. Nell’insieme “The Miracle Club” è una bella e convincente proposta che mette a tema la fede, il Mistero, ma soprattutto il bisogno di perdono. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Io sono: Celine Dion” (Prime Video)
Su Prime Video il documentario “I Am: Céline Dion” (2024), in cui l’artista si racconta svelando lampi del suo passato, tra famiglia e carriera, ma soprattutto squadernando il suo doloroso presente: convive dal 2021 con una malattia neurologica rara, la Sindrome della persona rigida, che le aggredisce muscoli, fisico e voce. Non riesce più a cantare… “I Am: Céline Dion” firmato Irene Taylor sulle prime ricorda “Still: la storia di Michael J. Fox” (2023) di Davis Guggenheim dedicato alla star prodigio della Hollywood anni ’80-’90, che ha messo in condivisione la sua battaglia con il Parkinson. Il racconto che la regista Irene Taylor fa della Dion è ben costruito, con una linea di semplicità e naturalezza. La Dion mostra il suo quotidiano fatto di famiglia, il rapporto con i figli, le sessioni di cure mediche e al contempo si lascia andare al flusso di ricordi richiamando gli esordi, l’ascesa nell’olimpo della musica mondiale, l’amore con il suo manager René Angélil e le esibizioni che l’hanno resa famosa. L’artista mostra con onestà le sue fragilità, ma rivela anche grande tenacia e resilienza, desiderio di tornare in scena. E le sue parole “I Won’t Stop”, “Non mi fermerò. Non mi arrenderò”, lasciano il segno. Consigliabile, problematico.
“Tutta la luce che non vediamo” (Netflix)
Miniserie Netflix in 4 episodi, “Tutta la luce che non vediamo” (“All the Light We Cannot See”, 2023) è l’adattamento dell’omonimo romanzo del 2014 di Anthony Doerr, per oltre 200 settimane nella classifica dei best seller del “New York Times”. A portarlo sullo schermo il regista Shawn Levy e lo sceneggiatore Steven Knight. Protagonisti Aria Mia Loberti e Louis Hofmann insieme a Mark Ruffalo, Hugh Laurie, Lars Eidinger e Marion Bailey. La miniserie esplora diversi temi rilevanti nella cornice storica della Seconda guerra mondiale. Anzitutto il coraggio di Marie, che nonostante la sua disabilità visiva, si dimostra fiduciosa e pronta all’aiuto dei cittadini impegnati nella resistenza contro la brutalità delle forze naziste. Altro tema è il legame della ragazza con le due figure maschili della famiglia, il padre Daniel e lo zio Etienne: in particolare il padre l’ha cresciuta da solo a Parigi, insegnandole a muoversi autonomamente per la grande città senza mai farsi frenare dalla sua disabilità; una scuola di libertà nel segno della tenerezza e della fiducia. La miniserie è dolente e dolce, dal sapore educativo, che si apprezza soprattutto per l’ottima confezione formale, tra l’accurata messa in scena e i validi effetti visivi. Consigliabile, problematica, per dibattiti.
“Quattro/Quinti” (Home-video)
Una bella sorpresa il doc “Quattro/Quinti” di Stefano Urbanetti. L’opera metta a tema la condizione della persona con disabilità visiva, mostrando non una storia di esistenze emarginate bensì offrendo un racconto sociale luminoso, brillante e trascinante. Urbanetti accompagna lo spettatore al seguito di una squadra di calcetto composta per lo più da giocatori non vedenti, la Asdd Roma, lungo le partite del campionato. Assistiamo a match, trasferte e a momenti di confronto nello spogliatoio. Nella narrazione rientrano le vite dei giocatori, affrontando la questione della disabilità in maniera schietta e con guizzi di “irriverente” ironia. Un doc grintoso e genuino. L’entusiasmo che mette in campo nel racconto dell’agonismo sportivo, del calcio, lo usa per abbattere barriere e stereotipi sulla condizione di disabilità. I giocatori vivono la loro condizione non come un limite escludente o isolante; non ne fanno un impedimento. Consigliabile, semplice, per dibattiti.
“Blanca. Stagione 2” (RaiPlay)
Una ventata di aria fresca! La serie “Blanca”, giunta alla seconda stagione (2023), si conferma un prodotto di qualità e d’avanguardia nel racconto della disabilità calato in una proposta narrativa che abbraccia più generi. Firmata tra gli altri da Francesco Arlanch, la regia è di Jan Maria Michelini e da Michele Soavi, dal punto di vista narrativo la serie marcia spedita nella linea di racconto del personaggio protagonista, interpretato con energia e intensità da Maria Chiara Giannetta: la sua Blanca si affranca da irrisolti e traumi del passato, diventando una donna più sicura, consapevole, oltre che una professionista più disinvolta nel lavoro con la Polizia. La forza della serie risiede soprattutto nella caratterizzazione del personaggio, nel modo in cui offre sguardi introspettivi, conducendoci nelle stanze della mente di Blanca, dando conto sia degli “ostacoli” posti dalla disabilità ma anche delle straordinarie risorse intellettive e caratteriali della giovane. Tale taglio stilistico-narrativo è il perno su cui ruota tutto, tratto di qualità e di costante innovazione. Inoltre, nella serie funzionano le varie linee verticali e orizzontali, che seguono il genere giallo-poliziesco e al contempo le sfumature comedy e di sentimento. Consigliabile, problematica, per dibattiti.
“I fantastici 5” (Mediaset Infinity)
La serie “I Fantastici 5” (2024) diretta da Alexis Sweet e Laszlo Barbo è un progetto nato da un’intuizione di Massimo Gramellini. Protagonista è Raoul Bova, con Francesca Cavallin, Gianluca Gobbi, Gaia Messerklinger, Chiara Bordi, Vittorio Magazzù, Fiorenza D’Antonio e Enea Barozzi. La storia di un allenatore di atletica, vedovo e padre di due adolescenti, che si trasferisce con la famiglia ad Ancona per accettare l’ingaggio del centro sportivo Nova Lux, dove dovrà preparare quattro atleti con disabilità per i prossimi Europei… “I Fantastici 5” è un racconto arioso e attento per quanto concerne i temi dello sport e della persona con disabilità, tenendosi lontano da inciampi compassionevoli. Nel complesso la serie si snoda lungo un binario ben collaudato orientato a storie di speranza e buoni sentimenti, dove però spesso i nodi problematici a livello narrativo si sciolgono con troppa facilità. Nella serie sembrano più riusciti i profili dei personaggi e lo storytelling della disabilità rispetto all’ossatura generale della storia, all’impianto narrativo. Consigliabile, problematico-semplice, per dibattiti.