Alla fine l’ha spuntata “Green Book” di Peter Farrelly nella corsa per il titolo di miglior film alla 91ª edizione degli Academy Awards a Los Angeles, i premi Oscar del cinema statunitense assegnati dalla Academy of Motion Picture Arts and Sciences. “Green Book” ha sbaragliato i concorrenti più agguerriti, in primis “Roma” e “La favorita” (forti di 10 nomination). Non ci sono stati grandi dominatori nel corso della serata, ma le statuette sono state distribuite in maniera pressoché omogenea. Il bottino più ricco è andato a “Bohemian Rhapsody” (4 premi, tra cui l’attore Rami Malek), “Green Book” (3 Oscar: film, attore non protagonista Mahershala Ali e sceneggiatura originale), “Roma” (3 titoli: regia, film straniero e fotografia) e al colossal Marvel “Black Panther” (3 premi tecnici). Una cerimonia senza conduttore, dall’andamento composto ma poco incisivo, con una staffetta di star a conferire i premi. Preziose le performance musicali live, tra cui la scarica rock dei Queen in apertura di serata e il sontuoso duetto di Bradley Cooper e Lady Gaga.
“Green Book” sul podio di Hollywood
Come successo nella cerimonia dei Golden Globe a inizio gennaio, “Green Book” di Peter Farrelly si è portato a casa il premio più ambito. Il film si ispira alla vicenda vera del buttafuori italoamericano Tony Lip – padre dello sceneggiatore Nick Vallelonga –, che all’inizio degli anni ’60 strinse amicizia con il pianista afroamericano Don Shirley in un viaggio nel Sud degli Stati Uniti. “Tra commedia e dramma – ha sottolineato Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film Cei – ‘Green Book’ è un film sull’integrazione e sul valore dell’amicizia; un road movie dove si fanno spazio il bisogno di incontro e dialogo.
Dallo stile fluido e incalzante, corredato da un’ambientazione d’epoca riuscita così come da musiche avvolgenti, ‘Green Book’ restituisce attraverso i dialoghi tutta la complessità della questione razziale in America, non privandoci però di sguardi speranza. Un film dal punto di vista pastorale consigliabile, problematico e per dibattiti”.
Una cerimonia “black” a favore dell’integrazione
Gli Oscar di “Green Book” coronano dunque una serata di grande attenzione alla questione delle discriminazioni razziali e alla condizione degli afroamericani. Una cerimonia di fatto all’insegna del cinema “black”, a cominciare dalle vittorie per i gli attori non protagonisti Mahershala Ali e Regina King (“Se la strada potesse parlare”). Ancora, il regista afroamericano Spike Lee vince il suo primo Oscar, dopo quello alla carriera nel 2016, per la sceneggiatura non originale del suo “BlacKkKlansman”. Non vanno poi dimenticati, su questa linea, i 3 Oscar di “Black Panther”, film sul primo supereroe di colore dai fumetti Marvel…
A rimarcare inoltre il tema dell’integrazione sociale è stato anche Alfonso Cuarón con il suo “Roma” prodotto da Netflix (già Leone d’oro al Festival di Venezia), che ha ritirato le statuette per regia, film straniero (Messico) e fotografia. Vincendo il suo secondo Oscar come miglior regista – dopo “Gravity” nel 2014 –, Cuarón ha ringraziato l’Academy per aver dato risalto a un film che parla di una donna indigena, una collaboratrice domestica, ponendo così l’attenzione sui diritti dei lavoratori più disagiati.
È Oscar per i camaleontici Olivia Colman e Rami Malek
Già alla scorsa Mostra di Venezia, dove ha ottenuto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione, Olivia Colman era data come probabile vincitrice dell’Oscar per il ruolo della regina Anna Stuart, nel graffiante e disturbante “La favorita” di Yorgos Lanthimos. Neanche la veterana Glenn Close in “The Wife” (alla sua settima nomination) ha potuto arrestare la corsa di questa straordinaria attrice inglese, che presto vedremo nei panni di un’altra sovrana, la regina Elisabetta II nella terza stagione di “The Crown” su Netflix.
Miglior attore si è confermato come da pronostici Ramy Malek, per la sua incredibile performance del cantante Freddie Mercury in “Bohemian Rhapsody”, biopic musicale sulla band britannica Queen. Classe 1981, Malek ha dichiarato emozionato: “Io sono il figlio di immigrati venuti dall’Egitto, la prima generazione della mia famiglia cresciuta negli Stati Uniti”. Dunque, ancora un richiamo al tema dell’accoglienza.
In evidenza, la canzone “Shallow” e l’animazione “Spider-Man”
Come da attese la miglior canzone è “Shallow” di Lady Gaga e Mark Ronson per il film “A Star Is Born”; la cantante con il regista-attore Bradley Cooper ha regalo un’emozionante performance live sul palco del Dolby Theatre. Standing ovation. La miglior colonna sonora è invece quella di “Black Panther” firmata da Ludwig Goransson.
L’Oscar per l’animazione è dell’innovativo “Spider-Man. Un nuovo universo” prodotto dalla Sony-Marvel, che batte i Disney-Pixar “Ralph spacca Internet” e “Gli incredibili 2”. Tra i disegnatori del nuovo Spider-Man, del ragazzo afroamericano Miles Morale, c’è l’italiana Sara Pichelli, originaria di Porto Sant’Elpidio. Inoltre, miglior documentario è lo statunitense “Free Solo” di E. Chai Vasarhelyi e J. Chin.
Nella serata, nel toccante momento di ricordo degli artisti scomparsi nel corso dell’ultimo anno, omaggio anche ai registi italiani Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci e Vittorio Taviani; a dirigere l’orchestra il maestro venezuelano Gustavo Dudamel.
Le statuette tecniche
Preceduti da qualche polemica, si è svolta regolarmente anche la consegna dei premi tecnici (l’Academy inizialmente voleva conferirli fuori dalla diretta). L’Oscar per trucco e acconciatura è andato a “Vice” (G. Cannom, K. Biscoe, P. Dehaney). I miglior costumi sono invece di “Black Panther”, firmati da Ruth Carter; il film sul supereroe afroamericano si aggiudica anche la scenografia (H. Beachler, J. Hart).
I migliori effetti speciali sono quelli del film “First Man” diretto da Damien Chazelle, mentre l’Oscar per il montaggio è andato a John Ottman per “Bohemian Rhapsody”; il film sui Queen si è aggiudicato anche il premio per il sonoro (J. Warhurst, N. Hartstone) e missaggio sonoro (P. Massey, T. Cavagin, J. Casali).
Infine, il cortometraggio animato dell’anno è “Bao” (Pixar-Disney), il miglior corto doc è “Period. End Of Sentence” di R. Zehtabchi e M. Berton; la statuetta per il corto live action va a “Skin” di G. Nattiv e J.R. Newman.
Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR
Allegati