Non dobbiamo “vedere le persone come potenziali concorrenti, ma [….] considerare anche i nemici come persone. Non c’è più bisogno dell’avversario per auto-definirsi, perché lo sguardo di inclusione che impariamo da Cristo ci fa scoprire l’alterità in modo nuovo, come parte integrante e condizione della relazione e della prossimità”. Nel Messaggio per la 53a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali papa Francesco torna a toccare un punto saldo nelle sue meditazioni e nei suoi discorsi: l’importanza dell’“altro”, di saperci rapportare all’“altro” con prossimità e desiderio di inclusione. Un richiamo che coglie bene lo spirito della commedia franco-belga “Quasi nemici” (“Le brio”, 2018) diretto da Yvan Attal, che mette in scena lo scontro-incontro tra maestro e allievo nelle aule universitarie. “Quasi nemici” è la quinta proposta del ciclo di 18 film scelti dalla Commissione nazione valutazione film e dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI per approfondire il tema del Messaggio del Santo Padre.
L’università cortile di dialogo e crescita
Parigi oggi. Nell’Università Panthéon-Assas, la giovane francese di origini africane Neïla Salah (Camélia Jordana) si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Nei primi giorni di lezione si scontra subito con il professor Pierre Mazard (Daniel Auteuil), un decano di Diritto che vive la sua carriera ormai con sufficienza e litigiosità. Il prof. Mazard mette in difficoltà la ragazza durante una lezione; il dissidio viene poi rilanciato sul web in maniera virale dai compagni di corso. Scoppia così un caso interno all’ateneo. Da uno spiacevole equivoco segue un forzato incontro tra i due per cercare la riconciliazione: il Rettore chiede (obbliga) a Mazard a formare la giovane, preparandola per un concorso di retorica. Quella che appare una punizione per il professore e la studentessa si rivela invece un’occasione preziosa di crescita e incontro, la scoperta del valore della comunità educativa.
Maestro-allievo, un incontro che apre alla crescita
È una commedia dai molteplici spunti. All’interno del film “Quasi nemici” troviamo infatti più piste narrative da approfondire, con ricadute di taglio educational. Anzitutto c’è il tema del rapporto maestro-allievo. Siamo all’interno di un’università, luogo di ultima formazione prima dell’ingresso nel mondo del lavoro. Da un lato troviamo Neïla desiderosa di emergere ma ancora acerba, carica di tensione per il suo sentirsi una giovane di periferia, non del tutto integrata per le sue origini. La studentessa si scontra con il pregiudizio di chi è incaricato proprio della sua formazione, pertanto il sentimento di ostilità e di insofferenza cresce ulteriormente. E poi c’è il prof. Mazard, arrivato professionalmente come accademico e non più stimolato dalla propria attività; con indelicatezza si rapporta ai suoi studenti e inciampa rumorosamente in un incidente dalle forti risonanze mediatiche.
Questo cortocircuito diventa però l’occasione per fermarsi e ripartire da relazioni più autentiche, rispettose dei ruoli. Il prof. Mazard recupera il passo giusto nell’esercizio della propria professione, mentre Neïla ha finalmente l’opportunità per abbandonare la logica del sospetto e affidarsi genuinamente al percorso formativo che le si dipana davanti. È pronta a cogliere le opportunità dell’ambiente universitario, a farsi guidare da un vero maestro.
Altro tema poi che acquista centralità nella narrazione è l’uso dei media, tra opportunità e distorsioni. Si veda, infatti, la sequenza iniziale del film quando tanto il prof. Mazard quanto la comunità studentesca si lasciano andare a facili strumentalizzazioni a sfondo razziale, che restituiscono un’istantanea della Francia (ma non solo…) di oggi. Tale conflitto acquista una dimensione virale, fragorosa, quando i giovani condividono tutto in Rete; ciò apre inevitabilmente riflessioni su come i media possano rivelarsi in alcuni casi strumenti di divisione e frammentazione della comunità anziché di inclusione. Il conflitto non viene risolto nella comunità, ma si propaga nella community in maniera incontrollata.
A queste riflessioni si aggiunge infine, come indicato, il tema dell’integrazione, sottolineando come la società attuale presenti momenti di facile incomprensione e di non accettazione dell’“altro”, spingendo le relazioni formative, professionali e interpersonali più verso il conflitto che l’incontro, la condivisione.
Tutte queste proposte narrative sono affrontate nel film “Quasi nemici” di Yvan Attal con uno stile fresco e frizzante; grazie a una buona sceneggiatura, che dosa le tematiche con raccordi garbati e umoristici, l’opera mantiene dinamismo e originalità, proponendosi come una buona occasione educativa, certamente valida per riflessioni e dibattiti.
Ottima la performance di Daniel Auteuil, che tratteggia con cura il ruolo del professore stanco e altezzoso, ma del tutto non rassegnato; Auteuil è bravo nel rendere il percorso di cambiamento del personaggio, che da duro e spigoloso ritrova uno sguardo aperto sulla vita e sul prossimo.
La scena chiave e il richiamo al tema della GMCS
Andando ad analizzare la struttura narrativa del film, possiamo individuare tra le sequenze più significative il momento in cui Neïla accetta di esibirsi, su invito del suo professore, in un discorso pubblico su un vagone della metropolitana, in mezzo a sconosciuti. Lì le dinamiche dello scontro tra i due protagonisti, espressione di due universi sociali, culturali e anagrafici lontani, si avvicinano, riescono a trovare il sentiero della condivisione. Proprio in quel momento trova ancoraggio il progetto educativo, quel rapporto di fiducia tra docente e allievo. E lì l’incontro diventa fecondo e le dinamiche relazionali acquisiscono i contorni della comunità accogliente e partecipativa.
Valutazione pastorale Cnvf
Dentro le tante declinazioni che assume nei confronti della contemporaneità, la commedia francese non tralascia di occuparsi anche di quei temi politico-sociali che caratterizzano la realtà nazionale. Ecco qui affrontato in modo diretto il rapporto tra la Francia tradizionale e conservatrice, e quella multietnica degli africani di seconda generazione. Ossia il confronto/scontro tra il professor Mazard, tutto d’un pezzo, legato alle culture classiche, e Neila, figlia del Terzo Millennio, che lo guarda con dubbi e diffidenze. Dopo aver fatto una conoscenza forzata e controvoglia, i due a poco a poco riescono a capirsi sempre meglio, fino ad un rovesciamento delle parti che non vuol dire cedimento all’altro ma comprensione e rispetto per la diversità dell’altro. Puntando molto su una sceneggiatura che trova nell’invenzione lessicale una autentica miniera di ribaltamenti tra battute scorrette e dialoghi sui pregiudizi, il film corre rapido e spedito verso un finale che dice quanto siano necessari buoni rapporti, e dichiarazioni di stima reciproca, per trasmette il buon sapere e garantire un migliore funzionamento delle istituzioni. In certi passaggi di irresistibile benchè amaro umorismo, il film punta molto sulla presenza di Daniel Auteil, un credibile professor Mazard, e ottiene il meglio anche da Camelia Jordana, scatenata Neila Salah, vista di recente in “Due sotto il burqa” . Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, brillante e adatto per dibattiti.
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