“L’ambiente mediale oggi è talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano. La rete è una risorsa del nostro tempo. È una fonte di conoscenze e di relazioni un tempo impensabili”. Nel Messaggio per la 53a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali papa Francesco, nel ribadire l’importanza delle relazioni “face to face” e del ruolo significativo di comunità vive e partecipate, riconosce comunque un ruolo chiave per la Rete e i media nella società odierna, media che possono aiutare a sentirsi prossimi e ad aprire orizzonti di opportunità anche professionali.
E un’efficace fotografia del nostro tempo emerge dal film “Il gioco delle coppie” (“Doubles vies”, 2019) di Olivier Assayas, commedia che mette a fuoco i cambiamenti nel mondo dell’editoria, del giornalismo e dell’audiovisivo al tempo dei digital e social media. Cambiamenti che hanno un riverbero sulle relazioni professionali e interpersonali. “Il gioco delle coppie” è la sedicesima proposta del ciclo di 18 film individuati dalla Commissione nazione valutazione film e dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI per approfondire i temi del Messaggio del Papa.
Quale futuro per l’editoria al tempo del digitale?
Parigi, oggi. Alain (Guillaume Canet) è un editore di successo, che sta meditando di riconvertire la sua attività al digitale, spingendosi verso pubblicazioni elettroniche e pronto a ridurre l’investimento sulla carta. Ne parla anche con uno dei suoi scrittori, Leonard (Vincent Macaigne), che si vede rifiutato l’ultimo manoscritto. Una discussione che si allarga a macchia d’olio nell’ambiente professionale e familiare in cui l’editore vive, in primis con la moglie Selena (Juliette Binoche), attrice di cinema costretta a riconvertirsi al mondo della serialità televisiva per rimanere sulla cresta dell’onda.
Preparati o improvvisati davanti al cambiamento?
In concorso alla 75a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, “Il gioco delle coppie” (“Double vie”) è una riuscita commedia francese con sguardo sociale firmata Oliver Assayas, autore parigino classe 1955 che si è imposto negli ultimi anni a livello internazionale per “Qualcosa nell’aria” (“Après mai”, 2012) e “Personal Shopper” (2016).
Con “Il gioco delle coppie” Oliver Assayas propone una riflessione sul gap che siamo chiamati a vivere tra l’incalzante ascesa dei digital media e la loro non facile integrazione nelle dinamiche lavorative e relazionali. È una storia corale nella Parigi di oggi, nel mondo dell’editoria, con i suoi meccanismi e cambiamenti dovuti al propagarsi della cultura digitale; nella storia non mancano istantanee di coppie e famiglie, tra sincerità e tradimenti.
Un’opera compatta, fluida, di chiara matrice francese, che possiede una riuscita carica satirica su abitudini e manie dell’uomo contemporaneo; un uomo di oggi che fatica a raggiungere relazioni autentiche senza ricorrere ai social media. Nel film il sostanziale pessimismo dell’autore è mitigato da un finale dove la vita reale prende il sopravvento sulla finzione. Il film è sorretto da un cast di attori di primo piano, tra cui gli incisivi Juliette Binoche e Guillaume Canet, ed è scritto con attenzione e acume da Assayas, che con ironia punta a rimarcare l’urgenza di adeguarsi al cambiamento tecnologico senza però far deragliare le relazioni vere. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Valutazione pastorale Cnvf
Il film si muove dentro il sistema comunicativo odierno nel momento di un grande cambiamento dovuto all’affermarsi della cultura digitale. Se il pubblicare libri implica novità, lo stesso coraggio dovrebbe essere richiesto anche a chi i libri li scrive. La confusione sotto il profilo tecnico ha grosse ricadute anche su quello affettivo e relazionale. Nell’affrontare questi vari aspetti, il film mantiene una scrittura compatta ed efficace con una azzeccata dimensione satirica su abitudini e manie e dell’uomo e della donna di oggi, ormai dispersi tra smartphone e tablet, sempre più incapaci di scommettere su relazioni dirette e personali. Attori in parte, capaci di valorizzare l’ottima sceneggiatura di Assayas. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.