Chuck Lorre. Forse in pochi in Italia conoscono Chuck Lorre, sceneggiatore, regista e produttore newyorkese classe 1952. Se si citano però alcuni dei suoi lavori, tra serie Tv e sitcom, tutto si fa più chiaro: “Dharma & Greg” (1997-2002), “Due uomini e mezzo” (2003-2015) e “The Big Bang Theory” (2007-2019). Nel 2018 Lorre ha realizzato per la piattaforma Netflix la serie “Il metodo Kominsky”, coinvolgendo due attori di peso di Hollywood, i Premi Oscar Michael Douglas e Alan Arkin. Critica e pubblico hanno salutato subito con grande entusiasmo la prima stagione, che si è aggiudicata due Golden Globe (Miglior serie comica e miglior attore Douglas). Dallo scorso 28 ottobre è disponibile su Netflix la seconda stagione, sempre composta da 8 episodi.
Over 70 con umorismo graffiante. La storia è incentrata sulle (dis)avventure di due ultrasettantenni a Los Angeles. Sandy Kominsky (Douglas) è un attore che ha esaurito smalto e vive facendo l’insegnante di recitazione con la figlia Mindy (Sarah Baker). Il suo agente, nonché amico di lunga data, Norman (Arkin) è rimasto vedovo e fatica a trovare motivazioni per andare avanti nella vita. A questo si aggiungono i tipici problemi di salute dell’età, bilanci economici non sempre solidi e il desiderio di sentirsi ancora amati. Tra le guest star: Danny DeVito, Jane Seymour, Kathleen Turner, Jay Leno e Haley Joel Osment.
Pros&Cons. Anche la seconda stagione del “Metodo Kominsky” si conferma geniale, con un umorismo intelligente e graffiante, spesso anche a tinte nere. Si tratta ovviamente di un prodotto pensato per un pubblico adulto, per la complessità delle storie affrontate e le sfaccettature dei personaggi, ma anche per il linguaggio non adatto ai giovani (su Netflix c’è infatti il divieto per i minori di 14 anni).
La serie ha una scrittura solida e calibrata, con una gestione dei tempi comici perfetti. A dare grande compattezza al racconto è senza dubbio la recitazione di Michael Douglas e Alan Arkin, così in parte nei personaggi ed esilaranti da sembrare autentici. Con grande mestiere tratteggiano nel dettaglio Sandy e Norman, mettendo in scena una bella amicizia che diventa ancoraggio nella disorientante stagione della terza età.
La formula degli episodi della durata di 30 minuti è indovinata per gestire trama e tempi comici; non siamo però dinanzi a una comicità tipica da sitcom, spesso dalle situazioni o battute esili, vaporose. Nel “Metodo Kominsky” c’è profondità e tra le tante occasioni umoristiche si insinuano affondi drammatici e interessanti riflessioni sul senso della vita. Un racconto, dunque, di taglio problematico assolutamente originale e brillante.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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