Cinema spazio di incontro e condivisione, anche in casa. La proposta per affrontare la settima con un “altro sguardo” attraverso i consigli dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film della CEI
Una contro-narrazione della paura è possibile? Certamente sì. Basta affidarsi a dei buoni alleati in casa: dalla musica ai libri, dai film alle serie Tv. Come Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana abbiamo deciso di valorizzare il guadagno del cinema – sul sito CEI “Chi ci separerà?” – per promuovere uno sguardo altro, uno sguardo capace di abbracciare la speranza e non l’ansia, la fiducia nel domani nonostante i giorni difficili. Abbiamo guardato così alla programmazione di film sulla Tv lineare, tra i palinsesti di Rai, Mediaset e Tv2000, ma anche sul catalogo della piattaforma RaiPlay del servizio pubblico, gratuita e accessibile con Tv, computer, tablet o smartphone.
“La famiglia Bélier” (RaiPlay)
Una piccola grande commedia quella firmata nel 2014 dal regista francese Éric Lartigau, “La famiglia Bélier” (“La Famille Bélier”). Nella regione della Loira, vivono i Bélier, ovvero il padre Rodolphe, la moglie Gigi, la sedicenne Paula e il preadolescente Quentin; sono una famiglia unita, impegnata nell’attività di un’azienda agricola e con uno stile di vita semplice, spensierato. I Bélier sono tutti sordi a eccezione di Paula, che rappresenta per tutti loro il collegamento con la comunità, con il territorio. Tutto traballa quando la ragazza inizia a coltivare di nascosto il sogno di andare a Parigi per studiare canto e musica. Quando il racconto della disabilità è gestito con grande delicatezza e sano umorismo. Il film “La famiglia Bélier” è il ritratto di una famiglia qualsiasi, in pieno fermento per la stagione adolescenziale della figlia maggiore; un racconto attuale, vivace ma garbato, capace di sbaragliare pregiudizi in maniera intelligente. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
“Lo stagista inaspettato” (Canale 5, 16 marzo)
Nancy Meyers è la regina della commedia hollywoodiana degli ultimi due decenni, insieme alla compianta Nora Ephron (“C’è posta per te”). Tra i suoi titoli più noti, che ha sceneggiato e diretto, possiamo ricordare: “Tutto può succedere” (2003) e “L’amore non va in vacanza” (2007). Tra i più recenti, del 2015, c’è “Lo stagista inaspettato” (“The Intern”), godibile commedia con Robert De Niro e Anne Hathaway. È la storia di un pensionato, Ben, che sulla soglia dei settant’anni vuole rimettersi in gioco nel mondo del lavoro e manda un curriculum a una società di vendita online guidata dalla rampante trentenne Jules. Con umorismo, la Meyers riflette sul gap generazionale nelle dinamiche di lavoro e nell’uso dei social media; il film mette in evidenza l’importanza dell’inclusione e della condivisione, ma anche l’urgenza di ritrovare la conversazione necessaria oltre i social. Dal punto di vista pastorale il film è consigliabile, nell’insieme semplice e adatto per dibattiti.
“Ricomincio da noi” (Rai Uno, 17 marzo)
Il titolo originale è “Finding your Feet”, ovvero ritrovare il passo giusto con la vita. Parliamo di “Ricomincio da noi” commedia inglese diretta da Richard Loncraine con Imelda Staunton e Timothy Spall. Attraverso la vicenda della sessantenne Sandra, che precipita da una vita di confort all’essere ospitata sul divano della sorella Bif, il film ci propone un racconto di riscatto, un riappropriarsi della propria esistenza nonostante gli inevitabili inciampi. Un invito a cercare nuovi sentieri da percorrere, finché la gambe tengono e lo spirito è in grado di volare. “Ricomincio da noi” si muove su una sceneggiatura scorrevole e senza troppe pretese, dalla tipica cura formale British. Dal punto di vista pastorale il film è consigliabile, problematico e per dibattiti.
“Emotivi anonimi” (Tv2000, 17 marzo)
Scritto e diretto da Jean-Pierre Améris (autore anche di “Marie Heurtin. Dal buio alla luce”, 2014) il film del 2010 “Emotivi anonimi” (“Les Émotifs anonymes”) è una commedia gentile con pennellate di sentimento, la storia della timidezza cronica della pasticcera Angelique (Isabelle Carré). Come si può superare la paura? Come abbattere il muro che ci separa dal contatto con il prossimo? È questa la sfida della protagonista, il tema del film di Améris. La narrazione si mantiene sempre sul binario dell’umorismo garbato, evitando toni drammatici; al di là di qualche scivolata di scrittura, il film e regala riusciti momenti di spensieratezza. Dal punto di vista pastorale “Emotivi anonimi” è da valutare come consigliabile e poetico.
“Belle & Sebastien” (RaiPlay)
Prendendo le mosse dai racconti e dalla serie Tv di Cécile Aubry, con “Belle & Sebastien” (“Belle et Sébastien”, 2013) il regista Nicolas Vanier ci propone la trascinate amicizia tra un bambino orfano e un cane pastore dei Pirenei sullo sfondo della Seconda guerra mondiale. Dall’andamento semplice ma coinvolgente, “Belle & Sebastien” è un film che si gioca sul valore dell’amicizia e sulle bellezze della natura e del creato, oltre che sulla contrapposizione bene-male. Film che commuove e incanta, dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile e del tutto poetico.
“Io, Arlecchino” (RaiPlay)
Nei giorni difficili di Bergamo, ecco una bella commedia che ce la ricorda nel suo splendore e per la sua cultura. È “Io, Arlecchino” (2015) la prima regia dell’attore Giorgio Pasotti, che recupera la storia della maschera di Arlecchino attraverso l’incontro-scontro tra un padre anziano, Giovanni (Roberto Herlitzka), e un figlio quarantenne in cerca di successo, Paolo (Pasotti), fuggito verso la metropoli. Un film stratificato, dove trovano posto il tema della famiglia, il legame padre-figlio, ma anche gli smarrimenti della vita, l’abbaglio del successo, come pure il recupero del territorio e delle proprie tradizioni. Il racconto si dipana con misura e grazia, regalando momenti di suggestiva emozione e vivido realismo. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, problematico e per dibattiti.
“Orgoglio e pregiudizio” (La5, 20 marzo)
Sono poco più che duecento anni dalla pubblicazione del classico della letteratura inglese “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen e la storia non smette di incantare, di appassionare. Una delle versioni cinematografiche più accattivanti degli ultimi anni è quella del 2005, appunto “Orgoglio e pregiudizio” (“Pride & Prejudice”) firmata dal talentuoso Joe Wright (“Espiazione” 2007, “Anna Karenina” 2012, “L’ora più buia” 2017). Nei ruoli di Elizabeth Bennet e Mr. Darcy ci sono Keira Knightley e Matthew Macfadyen; occhi puntati però anche sui genitori di lei, ovvero Donald Sutherland e Brenda Blethyn. Affresco elegante e accurato, con una narrazione solida e giustamente romantica, amplificata dalle musiche del bravissimo Dario Marianelli. Dal punto di vista pastorale, l’estrema attenzione alla dignità dell’individuo, alla prevalenza dell’autenticità e all’attaccamento familiare, hanno indotto la Cnvf a valutare il film nel 2005 come accettabile e realistico, adatto senza dubbio per dibattiti e.
“Gesù di Nazareth” (RaiPlay)
Tempo di Quaresima, tempo di raccoglimento e riflessione anche nello spazio di casa. Nel catalogo dei titoli di RaiPlay appartenenti al filone cristologico c’è “Gesù di Nazareth” (1977) del regista Franco Zeffirelli, scomparso nell’estate del 2019. L’opera – sia nella forma dello sceneggiato a puntate sia nel taglio cinematografico – rappresenta uno snodo importante nel racconto della figura di Gesù sullo schermo. Negli anni ’60-’70, mentre il cinema europeo intraprende uno sguardo “altro”, privo di abbellimenti, sulla figura di Gesù – ne è prova “Il Vangelo secondo Matteo” del 1964 di Pier Paolo Pasolini – rispetto agli imponenti ma vacui kolossal hollywoodiani alla Cecil B. DeMille, Zeffirelli riesce ad accorciare le distanze tra grande e piccolo schermo. Con il suo progetto “Gesù di Nazareth” racconta la nascita, la Passione e la morte di Cristo fondendo linguaggio audiovisivo con arte pittorica (tra i riferimenti Caravaggio, Guido Reni, Rembrandt) ed elegante messa in scena teatrale. Zeffirelli realizza un’opera senza dubbio raffinata, fedele alla tradizione e all’iconografia popolare. Tra gli interpreti sono da ricordare Robert Powell, Olivia Hussey, Laurence Oliver, Valentina Cortese, Anne Bancroft, Peter Ustinov e Claudia Cardinale. Da (ri)scoprire.
Articolo disponibile anche sul sito CEI, Chi ci separerà?
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