“Sorry We Missed You” di Ken Loach proposta della Cnvf per la 54a Giornata delle comunicazioni. Le stazioni della Croce dei lavoratori al tempo dell’e-commerce
La Pasqua è l’occasione per rivivere l’esperienza della Croce, la Passione di Cristo. Volgendo lo sguardo al nostro oggi, in una prospettiva parabolica, spesso il cinema di Ken Loach oppure dei fratelli Dardenne si fa racconto di moderne “figurae Christi”, storie di ultimi nella società distratta e distante che cadono sotto i colpi di una povertà che morde il fianco o di un lavoro incerto, logorante. È quello che ci mostra appunto Loach nel suo bellissimo, durissimo, “Sorry We Missed You” (2020), opera scelta dalla Commissione nazionale valutazione film della CEI per riflettere sul Messaggio di papa Francesco per la 54a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Lavorare in un’azienda dell’e-commerce con ritmi spezza fiato, dove la coperta dei diritti si accorcia o si annulla del tutto. E cosa rimane? Vite sfibrate, che riescono a malapena a tenere in piedi la propria famiglia, in cerca di un gesto di tenerezza.
Ricky ed Abbie, quella corsa disperata per la salvezza
Ricky (Kris Hitchen) e Abbie (Debbie Honeywood) sono sposati da molti anni e con due figli, l’adolescente Seb (Rhys Stone) e l’undicenne Liza Jane (Katie Proctor). Abbie fa l’infermiera a domicilio per anziani e viene pagata in base ai pazienti che visita nella giornata lavorativa, spesso oltre le 12 ore. Ricky ha perso più volte il lavoro per la crisi e si è reinventato fattorino nel commercio online; per far questo, si è dovuto procurare un furgone indebitandosi pericolosamente. All’inizio tutto sembra filare, Ricky è determinato e desideroso di riscattarsi, di ritornare a vivere un’esistenza spensierata. Ma non appena sorge qualche problema, in particolare l’irrequietezza del figlio adolescente che latita da scuola, tutto inizia a sbandare; le consegne che Ricky fa iniziano a non essere più puntuali e il suo datore di lavoro non gli risparmia minacce.
Quando il lavoro è disperante
Lacrime pesanti, lacrime amare. Non si può rimanere indifferenti dinanzi all’ultimo film del maestro del cinema inglese Ken Loach, “Sorry We Missed You” (2020), ennesimo ritratto di una classe operaia vittima della cultura dello scarto. Se con “Io, Daniel Blake” (2016, Palma d’oro al Festival di Cannes) ci aveva commosso e conquistato, con questo film Loach ci travolge con emozioni altrettanto forti e struggenti. Ricky e Abbie, sposati da anni e con due figli, vivono schiacciati da due lavori usuranti. Fanno sacrifici al limite delle proprie forze, stramazzando sul divano a fine giornata, storditi dalla fatica; e intanto i figli crescono, lontani dai loro occhi. Ma come addossargli colpe? Il film ci mostra una lotta di poveri e tra poveri, che arrancano disperatamente per uscire dal cono buio della crisi. “Sorry We Missed You” potrebbe essere definito tranquillamente come un “Ladri di biciclette” degli anni 2020. Ancora una volta, dunque, Ken Loach picchia duro, realizzando un film intenso e compatto, che aggancia lo spettatore grazie alla presa di forte realismo. Una narrazione dove la brutale realtà sottrae la scena alla poesia, lasciando nello spettatore una cocente riflessione e un cuore gonfio di emozioni. Un film che si inserisce perfettamente nella filmografia del regista ultraottantenne, da sempre in prima linea con quel suo sguardo di denuncia sociale accanto a lavoratori disgraziati. Il suo è un cinema di impegno civile, che non ha mai perso smalto o ancoraggio con la realtà. Un cinema di frontiera, urgente e incisivo. Tra i suoi titoli più acclamati: “Piovono pietre” (1993), “Terra e libertà” (1995), “My Name Is Joe” (1998), “Bread and Roses” (2000), “Il vento che accarezza l’erba” (2006, Palma d’oro a Cannes), “La parte degli angeli” (2012) e “Io, Daniel Blake” (2016). Ora quindi anche “Sorry We Missed You” fa parte di questa bellissima e dolente galleria di ritratti sociali. Certo, il cielo sopra i nostri protagonisti, sopra Ricky e Abbie, è senza dubbio fosco, compatto nella sua mancanza di prospettive, ma una luce della speranza si accende comunque, è lì proprio nel cuore della famiglia. I due genitori, che si spezzano di fatica, alla fine sono uniti, solidali, proprio per l’amore che nutrono tra loro e soprattutto verso i figli. C’è amarezza, tanta, perché il futuro sembra non cambiare mai verso, sembra non ritrovare mai colore, ma intanto Ricky e Abbie si aggrappano a quello che c’è di più caro e provano ad andare avanti. Film struggente, necessario, da non perdere e da utilizzare per approfondimenti sulla società odierna, sulla precarizzazione del lavoro e l’impatto sul tessuto familiare. Dal punto di vista pastorale, “Sorry We Missed You” è raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
In evidenza, un momento del film
Sul tracciato del Messaggio di papa Francesco, in Ricky e Abbie si possono ritrovare i tratti degli eroi del quotidiano di cui parla proprio il Papa, persone, famiglie, resilienti che non arrestano il loro cammino nonostante le difficoltà. Tra i momenti del film in evidenza le consegne giornaliere di Ricky con il suo furgone oppure le visite a domicilio di Abbie come infermiera. Proprio lì, ultima tra gli ultimi, Abbie si dedica al prossimo con grande solidarietà e misericordia, non sentendo mai il peso della sua croce. Abbie si dedica ai bisognosi, ai pazienti con gravi disabilità, con lo stesso fare con cui si prende cura dei propri figli. I suoi gesti profumano di Vangelo e nella brutalità del mondo circostante, i suoi gesti diventano luce di salvezza.