Dentro la Tv: Il calcio che unisce. Su Netflix “The English Game” dalla penna del premio Oscar Julian Fellowes

martedì 14 Aprile 2020
Un articolo di: Sergio Perugini

“The Game is On”. È la tipica frase che pronuncia Sherlock Holmes/Benedict Cumberbatch nella serie BBC “Sherlock” (da recuperare tra Rai e Netflix!). Mai espressione potrebbe essere più adatta anche per la nuova miniserie “The English Game”, 6 puntate da 45-50 minuti, disponibile da marzo nella library della piattaforma Netflix. Racconta una storia vera, nell’Inghilterra di fine XIX secolo, quella della trasformazione del calcio da passatempo per nobili a trascinante sport per tutti, capace di accendere di emozioni e sogni di riscatto anche per chi è confinato nelle periferie della società. Una storia di agonismo, ma anche di lotta per l’esistenza, quella dei lavoratori nelle fabbriche del Regno Unito. A firmare il soggetto è il premio Oscar Julian Fellowes (per il copione di “Gosford Park” nel 2002, film diretto da Robert Altman), nonché autore di una delle serie inglesi più acclamate e celebrate dell’ultimo decennio, “Downton Abbey” (6 stagioni, dal 2010 al 2015).

Tra calcio e diritti. Inghilterra 1879, i dominatori del circuito di calcio sono quasi sempre gli Old Etonians, club esclusivo di un gruppo di ricchi che influenzano anche le regole del gioco nel Paese. Capitano è il rampollo Arthur Kinnaird (Edward Holcroft), dagli ideali solidi ma distratto dai problemi reali della gente. Tutto cambia con l’incontro-scontro con il team Darwen FC, capitanato dalla giovane promessa scozzese Fergus Suter (Kevin Guthrie) e composto da lavoratori nella fabbrica tessile guidata dal rivoluzionario James Walsh. Accanto a questa rivalità sul campo sportivo, i segnali di un mondo che sta cambiando, dove la classe operaia inizia a sognare e a chiedere qualcosa di più, a cominciare dai diritti.

Pros&Cons. Una bella sorpresa “The English Game”. Vedendo la firma di Julian Fellowes, non si poteva dubitare sulla qualità del prodotto. E a ben vedere è così. Nel racconto troviamo elementi capaci di appassionare un pubblico eterogeneo: anzitutto lo sport, le origini del calcio in Inghilterra, così come il racconto di una passione-agone sportivo che infiamma cuori e animi; ancora un’incursione nel dramma sociale del tempo, accanto a lavoratori piegati da turni sfiancanti e a condizioni di vita degradanti; la prospettiva della nobiltà in progressiva crisi, che inizia a percepire un vento di cambiamento nel Paese. C’è dunque un po’ tutto: sport, dramma sociale, linea romance, racconto storico. Un lavoro dalla cura formale impeccabile, tipica della serialità e del cinema britannico, con una buona compattezza e un copione ben calibrato. Certo, a essere onesti, qualche sbavatura si nota, così come passaggi più ingenui o persino mielosi, ma nell’insieme il racconto tiene e mostra una forza narrativa notevole. Nell’insieme una bella storia di riscatto, con passaggi edificanti.

Articolo disponibile anche su Agenzia SIR


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