Film e serie Tv sul divano di casa. Le proposte dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film CEI
Nuovo appuntamento settimanale in cerca di storie, di buone storie, per vivere lo spazio di casa, al tempo della quarantena, come possibilità e non come privazione. “Le storie di ogni tempo – ci dice papa Francesco nel 54° Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – hanno un ‘telaio’ comune: la struttura prevede degli ‘eroi’, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore”. Ecco dunque, ormai come di consueto da diverse settimane, 7 storie tra film e serie Tv proposte dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film CEI, per condividere la settimana dal 20 al 26 aprile.
“In grazia di Dio” (RaiPlay)
Disponibile sulla piattaforma RaiPlay, “In grazia di Dio” (2014) di Edoardo Winspeare (tra i suoi titoli “Sangue vivo”, “Il miracolo” e “Galantuomini”) è un’opera presentata in concorso nella sezione Panorama Special al Festival di Berlino 2014. Un racconto che parte inizialmente con un respiro locale, girato tutto in dialetto leccese, ma che si apre però a una storia di forte risonanza e persino di grande attualità. È una storia sul ricominciare, sul reagire alla crisi economica ma anche personale, familiare; un percorso, puntellato da non pochi affanni, orientato verso la riscoperta di se stessi e la riconciliazione con la vita, con la natura, con il domani. Protagonista è una famiglia al femminile, quattro donne costrette a chiudere la propria impresa per la crisi economica, ad abbandonare la casa perché inseguita dal pignoramento, e a ritirarsi a vivere nel podere di campagna della famiglia, nel cuore del Salento. Lì, tra ulivi e ampie distese di terra da coltivare, nella capofamiglia Adele (Celeste Casciaro) e nelle altre donne di casa si accende il desiderio di riscatto: provare a ripartire. Lavorare la terra fa emergere vecchi conflitti, ferite non sanate, ma anche un bisogno di appartenenza e una voglia di riguadagnarsi il domani, con un altro sguardo, del tutto rinnovato. Il regista poi ci regala, tramite la figura della nonna Salvatrice (nome non casuale) un richiamo alla dimensione religiosa, all’affidarsi con le sue preghiere alla Madonna e al bambino Gesù: preghiera come tesoro di memoria e luogo di riconciliazione. Edoardo Winspeare, sottolinea la Cnvf nella sua scheda pastorale, “si conferma regista di forte sensibilità, di poetica concretezza, capace di ricercare un dialogo forse impossibile tra favola e realismo, utopia e cronaca, dolore e gioia del nucleo familiare. Immagini lucide, dai colori nitidi, talvolta sporchi, densi di verità per un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti” (dalla scheda pastorale di “In grazia di Dio” sul sito www.cnvf.it).
“C’est la vie. Prendila come viene” (RaiPlay)
Il duo Eric Toledano e Olivier Nakache ci ha conquistato con la commedia a pennellate drammatiche “Quasi amici” (“Intouchables”, 2011). Nel 2017 i due registi hanno presentato alla 12a Festa del Cinema di Roma “C’est la vie. Prendila come vien” (“Le sens de la fête”), ancora una brillante commedia a sfondo sociale. È la storia di Max (il sempre bravo Jean-Pierre Bacri) e del suo team di lavoro, un’impresa di catering, chiamati a organizzare la festa di matrimonio per Pierre e Elena, che hanno deciso di sposarsi in una magnifica tenuta poco fuori Parigi. Dalla preparazione allo svolgimento, molti imprevisti succedono durante le 24 ore del racconto. Muovendosi sul binario dell’umorismo francese, Toledano e Nakache innestano anche raccordi di critica alla società contemporanea. Nel mettere in scena l’organizzazione di un banchetto di nozze, i registi fotografano il mondo degli addetti ai lavori, fatto di camerieri, cuochi, musicisti: un microcosmo umano che racchiude in sé la società tutta, tra tic, abitudini, vizi. E se il tono generale è quello dell’ironia e dello sberleffo, c’è spazio anche per una riflessione più seria sottotraccia, sul cambiamento in atto nel mondo del lavoro teso alla precarizzazione. Un divertimento intelligente per un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, realistico e adatto per dibattiti.
“Bianca come il latte, rossa come il sangue” (RaiPlay)
Il romanzo d’esordio di Alessandro D’Avenia, “Bianca come il latte, rossa come il sangue” (2010), nel 2013 diventa un film per la regia di Giacomo Campiotti con gli emergenti di talento Filippo Scicchitano e Aurora Ruffino. Un romanzo di formazione, un attraversamento dell’adolescenza verso l’età adulta, scontrandosi sì con l’amore ma anche con le prime lacrime pesanti e lo spettro della malattia. È la storia di Leo (Scicchitano), sedicenne, che si trascina con fare annoiato nelle sue giornate, finché non si imbatte nella compagna di scuola Beatrice (Gaia Weiss), una bellissima ragazza dai capelli rossi. Un incontro che fa vibrare i sogni d’amore del ragazzo, quell’indimenticabile primo batticuore adolescenziale, ma anche la paura della perdita, perché Beatrice ha una malattia. Campiotti (regista anche di “Braccialetti rossi”, “Non è mai troppo tardi” e “Ognuno è perfetto”) è bravo nel tenere in equilibrio verità e finzione, “a scandire tremori e brividi di ragazzi che capiscono di non poter avere tutto e subito. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti” (dalla scheda pastorale di “Bianca come il latte, rossa come il sangue” sul sito www.cnvf.it).
“The Aeronauts” (Prime Video)
Presentato alla 14a Festa del Cinema di Roma nel 2019, “The Aeronauts” è passato direttamente alla piattaforma Prime Video di Amazon senza il percorso in sala. Scritto e diretto da Tom Harper (regista televisivo di “Guerra e pace” della BBC del 2015), il film ha riunito sullo schermo Felicity Jones e Eddie Redmayne dopo il premiatissimo “La teoria del tutto” del 2014. “The Aeronauts” prende le mosse da una storia vera, quella dell’avventuriera Amelia Wren nella Londra del 1862. Amelia (Jones) sfida la natura con imprese in mongolfiera e convinta dallo scienziato James Glaisher (Redmayne), si lanciano in un viaggio sui cieli dell’Inghilterra per superare i limiti dell’esperienza umana e ottenere così informazioni pionieristiche per la nascente meteorologia. Un film in puro stile britannico, dalla confezione formale impeccabile ed elegante, che si muove sul binario del racconto edificante, sottolineando il ruolo della donna nella società e il valore della scienza. Un’opera avvincente, pulita, che funziona bene tanto per le interpretazioni quanto per la regia vivace; un buon racconto, educational, senza troppi scossoni o sussulti, che dal punto di vista pastorale è consigliabile, brillante e per dibattiti.
“Il re leone” (Disney+)
È una delle novità della neonata piattaforma Disney+. Disponibile dal 10 aprile per gli abbonati oppure per chi effettua la prova gratuita, “Il re leone” (“The Lion King”) di Jon Favreau è stato uno dei protagonisti al cinema dell’estate 2019. Si tratta del ritorno sullo schermo dell’appassionante vicenda narrata nel cartoon del 1994, però questa volta con i prodigi del live-action, con immagini profondamente realistiche, tra scene mozzafiato ed effetti speciali sorprendenti. È un vero e proprio filone quello dei live-action Disney, che recuperano i classici passando dall’animazione a una seconda vita realistica: “Cenerentola” (2015), “Il libro della giungla” (2016), “Beauty and the Beast” (2017), “Dumbo” (2019), “Aladdin” (2019), fino a “Lilli e il vagabondo” (2020) oppure l’imminente “Mulan” (2020). Questo nuovo “Re leone” è un’opera in grande stile, un prodotto che incanta l’occhio e scalda il cuore con emozioni vibranti; a ben vedere questa versione live-action non raggiunge probabilmente i livelli di pathos e trasporto del cartoon, perché troppo sbilanciata nel bisogno di spettacolarizzazione. Nel complesso si tratta di un prodotto godibile, educativo e adatto a tutta la famiglia, che dal punto di vista pastorale è consigliabile, semplice e per dibattiti.
“Doc. Nelle tue mani” (RaiPlay)
Si tratta della serie tra le più seguite in questi primi mesi del 2020. È “Doc. Nelle tue mani”, che ha chiuso la prima messa in onda su Rai Uno con oltre 8milioni di spettatori e il 31% di share. Le 4 puntate (in verità dovevano essere 6, ma a causa dell’emergenza Covid-19 non sono state terminate le ultime) sono disponibili sulla piattaforma RaiPlay. Prodotto dalla Lux Vide con Rai Fiction, “Doc” prende le mosse da una storia vera, quella di Pierdante Piccioni, ex primario di Pronto soccorso di Codogno – sì, proprio quella Codogno nell’occhio del ciclone per il Coronavirus – che a causa di un incidente nel 2013 ha perso la memoria, gli ultimi 12 anni della sua vita. Un black-out che lo porta a ricominciare tutto da capo. Nella serie il protagonista si chiama Andrea Fanti (Luca Argentero), che passa dall’essere uno spietato e brillante primario d’ospedale a paziente in cerca di risposte, dopo essere stato vittima di un’aggressione: è tutto da ricostruire, dalla professione di medico alle relazioni con i colleghi e soprattutto con la propria famiglia. Argentero è il frontman di questa serie diretta da Jan Maria Michelini e Ciro Visco, alternando una recitazione asciutta e insieme di grande intensità. Il racconto si muove bene, fluido e appassionante, intrecciando pathos e garbato umorismo. È un percorso di ritorno alla vita, fatta di relazioni autentiche e di prossimità. Un prodotto televisivo giusto, corroborante, in una stagione di smarrimento.
“Poldark” (NowTv)
Sulla piattaforma NowTv del gruppo Sky c’è una serie inglese, a marchio BBC, in 5 stagione da tenere d’occhio. È “Poldark” (2015-2019), dai romanzi storici di Winston Graham con protagonista l’integerrimo capitano inglese Ross Poldark (Aidan Turner). Le prime stagioni sono state programmate anche da Mediaset, su Canale 5, mentre ora su NowTv è disponibile la saga completa, compresa la nuovissima quinta stagione rilasciata a inizio anno. Nella cornice suggestiva della Cornovaglia, la storia è ambientata nel XVIII secolo e vede come protagonista il capitano Ross Poldark, che fa ritorno a casa dopo un infortunio; lì nella sua tenuta di famiglia, è chiamato a rimettere in piedi la sua esistenza, la sua famiglia e la sua impresa. Grazie all’incontro con Demelza (Eleanor Tomlinson) tutto migliora, acquista senso. Il racconto si carica anche di temi densi di impegno civile, in particolare i diritti dei più poveri ed emarginati, dalla comunità di minatori a quella di pescatori. Poldark è un paladino degli ultimi, più volte messo all’angolo dall’establishment del tempo. Nell’insieme la serie è un racconto segnato da avventura, tensione, ma anche da valori e buoni sentimenti, con non pochi raccordi edificanti.
Articolo disponibile sul sito “Chi ci separerà” della Conferenza Episcopale Italiana