Casa Bianca A/R? Per quasi dieci anni, dal 2009 al 2017, è stata la First Lady degli Stati Uniti. Parliamo di Michelle Obama, moglie di Barack Obama, primo presidente afroamericano degli USA. A tre anni dall’abbandono della Casa Bianca si fanno sempre più insistenti le voci di un suo ritorno alle prossime presidenziali in ticket con Joe Biden. Fantapolitica o realtà? Quello che è certo è che Michelle Obama è amatissima, popolarissima e la sua influenza sulla scena politica e socio-culturale non è si è appannata. Anzi, terminato il secondo mandato del marito, Michelle ha guadagnato il centro dello spazio. Nel 2018 ha dato alle stampe la sua biografia “Becoming”, che ha frantumato record di vendite; nel 2020 l’audiobook del suo libro ha persino vinto un Grammy Award. Ora Netflix, dai primi di maggio, ne ha fatto un documentario per la sua piattaforma, diretto da Nadia Hallgren: il racconto del tour (34 date) di Michelle Obama lungo il Paese a stelle e strisce, tra scuole, librerie, circoli, chiese e stadi.
Forever First. C’è un po’ tutto in questo doc “Becoming”: dall’infanzia a Chicago, al brillante percorso di studi tra Princeton e Harvard, all’incontro con Barack e la nascita delle due figlie, fino l’impegno in politica. Scatti pubblici e privati.
Pros&Cons. Appassionante, di certo lo è. Il film “Becoming” conquista con estrema facilità lo spettatore, perché alla base di tutto c’è lei, Michelle Obama, una donna, una figura pubblica, di grande carisma e dal percorso esemplare. Prima negli studi, al punto da sfondare il cosiddetto soffitto di cristallo negli atenei più prestigiosi del Paese, pur venendo da una famiglia semplice e modesta; ancora, l’amore per Barack Obama, l’appoggio alla sua carriera ma anche la ferma volontà di non scomparire mai dietro di lui. Michelle Obama, a bene vedere, ha allargato il campo d’azione della First Lady, facendo del suo ruolo una luce luminosa sui nodi sociali più problematici nel Paese: salute, ambiente e diritti. Toccanti, nel film, sono ad esempio gli incontri con i giovani (“mai sentirsi invisibili”) o con anziane afroamericane in chiesa, che le ricordano commosse come lei sarà per sempre la First Lady, la prima afroamericana ad aver messo piede alla Casa Bianca. Michelle non si nasconde mai, neanche alle domande più scomode: è lei stessa, infatti, a sottolineare di aver compreso il perché gli americano abbiano votato Trump dopo Obama, come pure il perché molti abbiano scelto di disertare il voto. Una lettura degli eventi lucida, diretta, ma mai segnata da rassegnazione. Coinvolge, in ultimo, quando rimarca l’importanza di riportare nel cuore della gente il bisogno di coraggio, il sogno. Un documentario onesto, forse un po’ patinato, ma di indubbio fascino, capace di tratteggiare la statura di una donna che sa sognare in grande e marciare spedita verso il suo orizzonte. Yes, She Can!
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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