Una mamma imperfetta. Era il titolo di una webserie di Ivan Cotroneo messa in onda sul sito del “Corriere della Sera” e su RaiPlay, il racconto delle difficoltà genitoriali incontrate nel processo educativo, coniugando lavoro e dinamiche familiari. Non potrebbe essere paragone più lontano con la serie di cui ci occupiamo in questa occasione, se non fosse che si parla sempre di genitori imperfetti, ma pur sempre di genitori. È “MotherFatherSon”, miniserie inglese in 8 episodi (da circa 60 minuti) in onda dall’8 giugno su Sky Atlantic e sulla piattaforma NowTv. Un thriller duro, fosco, a sfondo psicologico ideato da Tom Rob Smith e messo in onda per la prima volta sul canale BBC Two nel 2019. A destare grande attenzione verso la serie è il cast internazionale di livello a cominciare da Richard Gere, affiancato da Helen McCrory (nota al grande pubblico per il ruolo di Narcissa Malfoy in “Harry Potter”), Billy Howle (“Dunkirk”, “Chesil Beach”) e Sarah Lancashire (premiata attrice inglese che si è imposta con il duro poliziesco “Happy Valley”).
Genitori ai ferri corti. City di Londra oggi, Max Finch (Gere) è un potente proprietario di giornali, abituato a influenzare il corso della politica e della finanza tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. A capo di uno dei suoi asset media c’è il figlio trentenne Caden (Howle), rampante giornalista ma profondamente irrisolto nella vita, ancora segnato dal divorzio dei genitori avvenuto in età infantile. Max non va affatto d’accordo con la ex moglie Kathryn (McCrory), perché la trova instabile, problematica, con un passato di dipendenze. Kathryn però è guarita e vuole riguadagnare un posto nella sua famiglia, soprattutto accanto al figlio. La situazione deraglia quando Caden subisce un incidente invalidante. I due genitori sono così chiamati a guardarsi allo specchio…
Pros&Cons. Non è un clima da “La guerra dei Roses” (1989), sia chiaro, anche se le tensioni tra i due ex coniugi interpretati da Richard Gere e Helen McCrory è evidente, persino tagliente. In verità siamo alle prese con un intricato thriller psicologico che unisce dimensione pubblica e privata, che riguarda sì la famiglia Finch ma anche la società tutta, con i suoi scandali giocati tra politica e manipolazione dell’informazione. Un racconto ad alta tensione che annoda in maniera enigmatica, densa di suspense, potere e mondo dell’editoria-giornalismo con i drammi personali di una famiglia. Lo stile visivo è tipicamente inglese, con una grande atmosfera e cura formale; forse la linea narrativa è un po’ appesantita dalle tante piste messe in campo per rendere la storia fumosa. La miniserie presenta passaggi crudi, pertanto risulta adatta a un solo pubblico adulto, amante del genere. Un racconto di certo intrigante, incisivo, dove la componente recitativa ricopre un ruolo centrale.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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